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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2014 alle ore 14:28.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2014 alle ore 14:30.

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L’indicazione dei capigruppo è arrivata di buon mattino: scheda bianca. Fi è ancora divisa su chi affiancare a Luciano Violante nella corsa per la Consulta. Nelle ultime ore però più di qualcuno va sussurrando insistenetemente il nome di Enrico La Loggia, ex parlamentare ed ex ministro delle Regioni dei primi governi Berlusconi. Nessuna dichiarazione ufficiale per il momento ma La Loggia potrebbe essere il candidato se non della pace quantomeno dell’armistizio azzurro. Tre sono già le vittime del fuoco amico.

Le prime tre vittime azzurre
Il primo a cadere fu Antonio Catricalà costretto a ritirarsi alla nona fumata nera. L’invito del Cavaliere a votare l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio non è andato giù a una parte significativa di Fi . «Uno di noi» era la richiesta che arrivava dai Palazzi e che veniva declinata indicando sulla scheda il nome di Donato Bruno invece di Catricalà. «Se è questo che vogliono...» pensò allora facendosi concavo il Cavaliere, che peraltro nulla aveva contro il senatore avvocato Bruno, un fedelissimo della prima ora. Invece anche Bruno si dovette arrendere: prima alla fronda azzurra che gli aveva fatto mancare una quarantina di voti, e che non era probabilmente composta dagli stessi che avevano giubilato Catricalà, poi alla Procura di Isernia che stava indagando nei suoi confronti per una consulenza sospetta. Stesso destino anche per l’ex avvocato generale dello Stato Francesco Ignazio Caramazza colpito e affondato dalla fronda forzaitaliota salita a una settantina di parlamentari che hanno messo la loro firma sulla scheda tornando ai indicare Bruno. Dopo 18 votazioni si riparte quindi da capo o quasi.

Berlusconi non si impone più
Quasi perchè nel frattempo è emerso che Berlusconi non è più in grado di imporsi ai suoi come un tempo. La faida interna a Fi non si è risolta e al momento non si intravedono sbocchi. Ritorna di tanto in tanto il nome di Maurizio Paniz, anche lui avvocato e, però inviso a Niccòlo Ghedini che evidentemente non dimentica le critiche del collega alla sua linea difensiva nei processi Berlusconi. Ghedini avrebbe invece voluto Bruno, ma come è andata lo si è visto. Ecco così che spunta La Loggia. Chissà che non sia quello giusto, almeno per mettere pace dentro Fi.

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