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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2014 alle ore 06:38.

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Antonio D'alì torna a Fi e abbandona l'Ncd di Angelino Alfano. La decisione, ufficializzata ieri dal senatore siciliano, era nell'aria da tempo. Silvio Berlusconi però coglie al volo l'occasione per rilanciare l'attacco sferrato domenica ai «traditori» di Ncd. L'ex premier (che ieri ha incontrato ad Arcore Luxuria sul tema delle nozze gay) saluta «con gioia» il ritorno di D'Alì perché dimostra «che chiunque creda negli ideali del centrodestra oggi non può che avere come riferimento Fi». È il leit motiv che ripetono un po' tutti gli azzurri da Romani a Bernini, da Gasparri a Santelli e Giovanni Toti anche se, a microfoni spenti più di qualcuno non sembra aver gradito l'enfasi con cui il Cavaliere ha accolto il ritorno di D'Alì, visto che in futuro sarà un concorrente per un posto in lista.
Ncd preferisce minimizzare. «L'obiettivo unico di Forza Italia è quello di fermare la crescita del nostro partito: non ci riusciranno, questo nonostante l'aggressione frontale quotidiana contro di noi» replica Alfano convinto che «sia finito» il ciclo politico del vecchio centrodestra. E in effetti Berlusconi anche domenica, nonostante continui a ribadire l'obiettivo dell'unità del centrodestra, non ha usato certo toni gentili nei confronti del partito di Alfano. Tra questi non c'è più ovviamente D'Alì, che ha salutato Alfano sostenendo che Ncd resta al governo solo per «opportunismo» subendo «la prevaricazione del Pd». Un'analisi definita da Gaetano Quagliariello «sconcertante» vista la vittoria ottenuta da Ncd su temi come il jobs act e la responsabilità civile dei giudici. L'uscita di D'Alì del resto era già stata messa nel conto. «Ora si è capito chi era Lassie...», ironizza un senatore del partito di Alfano. La convinzione dentro Ncd è che in realtà qualcuno aveva pensato, «o era stato indotto a pensare», che assieme a D'Alì sarebbero arrivati altri transfughi. Così non è stato (almeno per ora) nonostante in Calabria, in vista delle Regionali, si sia aperta una vera e propria faida interna tra i fedelissimi dell'ex governatore Peppe Scopelliti che può contare al Senato su Antonio Caridi e il senatore Tonino Gentile, che è anche coordinatore regionale.
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