Frenata imprevista per consumi, inflazione e manifatturiero Usa

NEW YORK - L'economia americana dà nuovi e imprevisti segni di debolezza che preoccupano i mercati finanziari, già colpiti dallo spettro di una recessione nell'Eurozona.Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono scivolate in settembre dello 0,3%, a 442,7 miliardi di dollari, mostrando, con il primo calo da gennaio, che i consumatori, il motore di due terzi del Pil del Paese, rimangono prudenti davanti alle prospettive della ripresa domestica e globale. Anche escludendo le vendite di auto, scese dello 0,8%, la flessione è stata dello 0,2 per cento. Gli analisti avevano previsto una leggera caduta dello 0,1% e un incremento dello 0,3% senza il settore automobilistico.

La frenata dei consumi non è stata l'unico dato deludente. L'indice dei prezzi alla produzione, barometro delle pressioni inflazionistiche, ha subito un declino dello 0,1% il mese scorso, causato anzitutto da una caduta dei prezzi dell'energia. La mancanza di spinte inflazionistiche è considerata un ulteriore segnale di fragilità economica, che può far deragliare l'obiettivo della Federal Reserve di riportare l'incremento dei prezzi al target del 2%, ritenuto in linea con una sana crescita.

La stessa Fed, che nel pomeriggio di oggi rilascerà il suo più recente rapporto periodico sulle condizioni dell'economia americana, ha espresso nel corso del suo ultimo vertice di politica monetaria nuovi timori per la crescita globale, il rafforzamento del dollaro, e il loro impatto sugli Stati Uniti. Un indicatore manifatturiero elaborato della Fed di New York, l'Empire State general business condition index, ha a sua volta subito un crollo a 6,2 punti in ottobre dopo essere salito ai massimi da cinque anni, a quota 27,5, il mese precedente. Gli analisti si aspettavano un declino molto più contenuto a quota 21, anche se qualunque soglia superiore allo zero segnala un'espansione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA