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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2014 alle ore 07:02.
L'ultima modifica è del 17 ottobre 2014 alle ore 10:39.

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La revoca delle sanzioni internazionali alla Russia non è all’ordine del giorno a Milano: «Le sanzioni non escludono il dialogo», ha detto però Angela Merkel arrivando ieri in città, dopo aver sottolineato che la situazione in Ucraina «resta estremamente difficile, malgrado il cessate il fuoco». La realizzazione degli accordi di Minsk, e dunque una stabilizzazione duratura per l'Ucraina orientale, è l’obiettivo che si sono poste le autorità italiane insieme ai leader europei che venerdì mattina incontrano in Prefettura a Milano il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Petro Poroshenko.

Creare le condizioni perché presto sia possibile cancellare le sanzioni. Un obiettivo tanto più urgente in quanto «la persistente tensione sta destabilizzando i rapporti tra Russia e Paesi europei, con dinamiche quasi da “guerra commerciale”», nota uno studio pubblicato da Sace, l’Agenzia italiana per il credito all'export, in occasione del vertice Asem tra Asia ed Europa.

Andando ad aggravare il rallentamento dell’economia russa, che sta sperimentando un calo di consumi e investimenti, le sanzioni hanno un impatto significativo sull’export italiano. Sace ha individuato due scenari. Il primo immagina la ripresa degli scontri nell’Ucraina orientale, dopo le elezioni di fine ottobre, e un allentamento delle tensioni solo all’inizio del prossimo anno, accompagnato da un progressivo ma lento ritiro delle sanzioni nel corso del 2015. Per le esportazioni italiane, colpite dai bandi all’import decisi da Mosca, questa ipotesi si tradurrebbe in una contrazione del 10% nel 2014 e del 7% nel 2015. Una perdita nel biennio pari a 1,8 miliardi.

Il secondo scenario, più pessimista ma meno probabile, ipotizza un nuovo sconfinamento di truppe russe in territorio ucraino, a sostegno dei separatisti di Donetsk e Luhansk. Il conseguente inasprimento delle sanzioni europee e americane, seguito dalle contromisure russe, comporterebbe un vero crollo delle esportazioni italiane verso Mosca, -13% nel 2014 e -17% nel 2015, una perdita complessiva di 3 miliardi. In entrambi gli scenari, il settore più colpito sarebbe quello della meccanica strumentale.

Come fa notare lo studio di Sace, gli impatti delle sanzioni sull’economia italiana non sono limitati all’export. «Un’eventuale “guerra commerciale” tra Europa e Russia priverebbe il nostro Paese di un apporto importante - specialmente in una fase economicamente difficile come questa - anche in termini di investimenti ed entrate da turismo». Perché negli ultimi anni stavano crescendo sia i primi - fra il 2005 e il 2011 le imprese russe hanno quadruplicato la propria presenza in Italia - sia i secondi: fra il 2008 e il 2012 le presenze di turisti russi sul suolo italiano sono aumentate del 66%.

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