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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2014 alle ore 06:37.

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Maximilian
Cellino P erché proprio adesso?». E ancora: «Cosa è davvero cambiato per provocare una tempesta simile sui mercati?». Sono domande come queste che molti si pongono di fronte alla disfatta degli ultimi giorni. teorici del «l'avevo detto io» vi ricorderanno come i segnali premonitori fossero in realtà presenti da tempo: dal surriscaldamento pressoché generalizzato dei prezzi delle attività finanziarie al rallentamento dell'economia globale, passando ovviamente per le eterne difficoltà dell'Eurozona sia in termini di crescita che rispetto al contenimento del deficit pubblico. Il riaffiorare in superficie del caso-Grecia o le speculazioni che circolano sugli ormai imminenti stress test Bce avrebbero poi rappresentato la classica goccia tale da far traboccare il vaso, così come i rapidi (e consistenti) movimenti di alcuni grandi fondi e banche d'affari di matrice statunitense hanno inevitabilmente sortito l'effetto di amplificare le oscillazioni su mercati, come quelli europei, in cui i volumi sono da tempo piuttosto sottili.
Spiegazioni plausibili certo, e anche di buonsenso, che ogni buon strategist vi può fornire, ma che aprono la porta a ulteriori interrogativi. Per esempio: «Gli investitori non stanno adesso esagerando in direzione contraria a quella che molti criticavano soltanto un mese fa?». E se la risposta è sì, come sostiene per esempio uno studio pubblicato ieri dal team di analisti di Goldman Sachs in base al quale «il mercato sta probabilmente reagendo in maniera eccessiva alle notizie poco favorevoli sulla crescita», viene ancora da chiedersi perché si stiano comportando in questo modo.
Qui può tornare forse utile ricordare come il rally (per molti la «bolla») sia stato creato grazie alla liquidità iniettata dalle Banche centrali. E anche quale sia lo strano rapporto che lega queste ultime ai mercati, che a molti ricorda quello tra il «medico» e il «drogato». Ora che la dose viene razionata (negli Usa) e tarda invece a essere somministrata (in Europa) le crisi del paziente divengono sempre più violente, e forse anche dimostrative. Un modo velato insomma per forzare la mano a Bce (dove si continua a litigare) e Federal Reserve (dove invece crescono ogni giorno le voci a favore di un prolungamento del «qe») a garantire nuova liquidità.
m.cellino@ilsole24ore.com
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