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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2014 alle ore 06:37.

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Walter
Riolfi Quando Janet Yellen, echeggiando, lo scorso mese, dichiarazioni di alcuni suoi consiglieri, disse che la politica monetaria della Fed sarebbe stata più data dependent, ossia legata ai dati macro, espresse un concetto che a gente di normale razionalità suonava ovvio. Ma, ieri, Narayana Kocherlakota, presidente della Fed di Minneapolis e purissima «colomba» del Fomc, nel sostenere che un rialzo dei tassi d'interesse nel corso del 2015 sarebbe «inappropriato», ha invece rivelato quanto dogmatica sia la politica della banca centrale Usa. Anche perché questa convinzione è condivisa da James Bullard (Fed di San Louis), il quale, ripetendo quanto detto 3 giorni prima da John Williams (Fed di San Francisco), ha invocato la prosecuzione del quantitative easing. Con un forse involontario paradosso, l'ha fatto proprio in ossequio ai dati macroeconomici.
Se questa è la logica di chi fa politica monetaria, non stupisce la contraddizione di chi opera sui mercati. Perché, se mercoledì, a dati poco significativi sui prezzi alla produzione (in calo) e sull'attività manifatturiera di New York (area più nota per altri generi di affari), il rendimento del Treasury decennale è caduto di 30 punti, ieri, a numeri ben più sensibili e tutti migliori delle attese (sussidi di disoccupazione, produzione industriale e indice Fed di Filadelfia), il rendimento è invece salito di 6 trascurabili centesimi: e probabilmente solo in conseguenza del recupero di Wall Street.
Se s'è deciso che il corso della politica monetaria Usa deve restare com'è il più a lungo possibile, perché non si vuole accettare un dollaro più forte, la strategia dei data dependent diventa sotterfugio per rendere più accettabile una manipolazione dei mercati che dura da oltre 5 anni. Nel 2013 l'obiettivo della Fed era un tasso di disoccupazione al 6,5%. Quella soglia è stata di volta in volta abbassata. E oggi, come ha dichiarato Kocherlakota, un tasso di disoccupazione al 5,9% appare «eccessivamente alto». E lo denuncia proprio il giorno in cui i nuovi sussidi di disoccupazione sono scesi al minimo dall'aprile 2000.
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