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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2014 alle ore 22:00.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 16:57.

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Se una persona arriva al pronto soccorso con sintomi sospetti
Cosa succede quando una persona arriva in un pronto soccorso con sintomi che potrebbero far pensare a Ebola? «Se un paziente ha solo la febbre alta - spiega Giuseppe Ippolito - gli operatori devono innanzitutto verificare in anamnesi se ha soggiornato nelle aree infette nei 21 giorni precedenti l'esordio della febbre». Più in generale, è importante verificare se ha avuto contatti con malati o casi sospetti.

«Questa visita deve essere effettuata, come misura precauzionale, in ambiente separato dal resto dell'ospedale, con mascherina chirurgica e a distanza di almeno un metro, senza mai toccare il paziente». «Invece, se una persona presenta anche altri sintomi (oltre a febbre, anche diarrea, sanguinamento, vomito o tosse), scattano le misure più rigorose di isolamento e l'adozione di precauzioni standard (come il camice impermeabile, la mascherina chirurgica idrorepellente, la protezione per gli occhi, i guanti).
Fondamentale anche far indossare al paziente una mascherina e il lavaggio delle mani, insieme all’isolamento in una stanza singola dove prestargli la prima assistenza.

Fino alle misure di massima sicurezza, ovvero il trasferimento del caso sospetto allo Spallanzani di Roma o al Sacco di Milano, attrezzati per la gestione del rischio clinico.

Per il trasferimento del paziente un’ambulanza ad hoc
Per il trasposto viene utilizzata un'ambulanza con attrezzatura ad hoc: mentre la cabina dell'autista è isolata dal resto del veicolo, l’interno è dotato di un ampio vano centrale per accogliere la barella coperta da una cupola di plexiglas. Tra la cabina e la barella vi è un vano “tecnico” per l'attività degli operatori. Ogni manovra viene effettuata con indumenti di protezione.

Simeu: pronto soccorso preparati, ma mancano spazi per isolamento
Se i due centri nazionali sono in grado di garantire la massima sicurezza, si può dire altrettanto del resto degli ospedali? «I pronto soccorso italiani sono preparati a far fronte ad un'eventuale emergenza per casi sospetti da virus Ebola e il protocollo di intervento dal ministero della Salute è arrivato a tutte le aziende sanitarie», afferma Gian Alfonso Cinibel, presidente della Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu). Ma «la criticità, che siamo comunque preparati a gestire, riguarda la disponibilità di spazi per l'isolamento dei casi sospetti».

«In alcuni pronto soccorso non ci sono stanze singole dedicate»
Il problema maggiore riguarda le stanze singole. «Se nei Dea di II livello ci sono stanze di isolamento dedicate, infatti, negli altri Pronto soccorso non ci sono stanze dedicate e, dato il normale affollamento, ci potrebbero essere problemi poiché nell'eventualità di un'emergenza Ebola l'attività dovrebbe essere sospesa per rendere disponibile una stanza di isolamento». Tuttavia, precisa, «ciò rientra nella definizione delle priorità e gli operatori sono pronti a far fronte ad ogni emergenza».


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