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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2014 alle ore 13:57.

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L'Avvocatura dello Stato ha chiesto l'assoluzione o «perché il fatto non sussiste» o «perché il fatto non costituisce reato» per i 7 componenti della Commissione Grandi Rischi, condannati in primo grado a 6 anni con l'accusa di aver fornito false rassicurazioni alla popolazione cinque giorni prima del sisma del 2009.

Per i sette imputati, tutti scienziati ed ex vertici della Protezione Civile, il procuratore generale Romolo Como ha chiesto la conferma della pena di primo grado. A rappresentare l'Avvocatura dello Stato Carlo Sica e Massimo Giannuzzi. «Nessuno ha detto: state tranquilli perché non ci sarà un terremoto - spiega l'avvocato Sica -. E se anche fosse stato detto, manca il passo successivo, ossia non c'è stata la comunicazione alla popolazione».

In aula presenti gli imputati De Bernardinis, Boschi, Selvaggi, Eva.

«I rappresentanti della Commissione Grandi Rischi nella riunione del 31 marzo 2009 all'Aquila hanno assunto la veste di pubblico ufficiale. L'investitura poco interessa, ma hanno dato un responso accettando il ruolo», ha detto ieri l'avvocato di parte civile Attilio Cecchini nella seconda udienza, in Corte d'Appello, del processo all'organo scientifico consultivo della Presidenza del Consiglio, già condannato in primo grado - nella composizione del 2009, all'epoca del sisma dell'Aquila - per aver rassicurato i cittadini e sottovalutato il rischio sismico.

«Questi scienziati sono uomini come noi e quindi possono sbagliare - ha affermato ieri Cecchini -. Quando si tranquillizza la gente in situazioni come quella dell'Aquila, si inducono i cittadini a non uscire di casa dopo una scossa». In riferimento alla riunione Cecchini ha sottolineato che «erano tutti d'accordo sul fatto che lo sciame sismico non è precursore di un sismico significativo, lo dice una testimone oculare, una geologa della protezione civile».

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