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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2014 alle ore 17:14.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 19:59.

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Si parla anche di Jobs act alla riunione della Direzione nazionale Pd riunita in queste ore nella sede del Nazareno a Roma. Sulla riforma del lavoro in seconda lettura alla Camera «sono state fatte considerazioni che dobbiamo risolvere», incalza i suoi il segretario-premier Matteo Renzi. Il partito, spiega, «discute e dialoga», ma «è evidente che se nella legge di Stabilità mettiamo le risorse» per la riforma, deve essere anche chiaro che dal primo gennaio la nuova procedura deve partire». Da Renzi segnali di attenzione anche per la mobilitazione della Cgil: «Noi abbiamo profondo rispetto per un importante sindacato che va in piazza sabato prossimo, indipendentemente dal dibattito che c'è tra di noi, come ogni volta che una organizzazione importante decide di affrontare la prova della piazza».

Fiducia, sì a regole interne su scelte personali
Dopo l’accenno al Jobs act, giocoforza un riferimento all’istituto della fiducia parlamentare, chiesat dal governo da ultimo proprio in occasione del via libera alla legge delega a palazzo Madama. «Credo che dobbiamo darci regole condivise», ha precisato Renzi, auspicando per i gruppi parlamentari «la libertà di esprimere voti di coscienza non solo su materie eticamente sensibili», e confermato il proprio rispetto «per chi sulla riforma costituzionale ha fatto una battaglia trasparente diversa dalla nostra.. Ma, ha aggiunto, « dobbiamo darci regole sui voti di fiducia e decidere qual è il punto dove una comunità sta o no sta», perchè non si puo’ «diventare un comitato elettorale o un club di anarchici e liberi pensatori».

Legge elettorale, premio alla lista meglio del premio alla coalizione
L’asse Scorrendo le riforme in itinere uno spazio particolare è occupato dalla riforma elettorale, fronte su cui il premier si gioca molte delle sue carte politiche. Dopo le parole usate domenica da Berlusconi nel corso di un collegamento telefonico con un'iniziativa di Fi a Civitanova Marche («sogno di vincere con una Forza Italia da sola, senza alleati, per poter disporre di una chiara maggioranza in Parlamento»), Renzi ha voluto indirettamente rafforzare il possibile asse sul tema con il leader azzurro. Tra le priorità del partito c’è infatti l’approvazione di « una legge elettorale in cui sia chiaro chi vince», cosa possibile «solo con il ballottaggio», un «grande risultato cui abbiamo lavorato anni sotto diversi segretari», da Bersani, a Veltroni e Franceschini. Renzi immagina quindi un Pd «che vince» e «che si allarga», anche grazie a specifici «strumenti elettorali». «Meglio il premio alla lista che non il premio alla coalizione», ha concluso Renzi riferendosi alla nuova legge elettorale.

Trorna la vocazione maggioritaria: Pd dia spazio a dissidenti Sel e Sc
Un altro passaggio dell’intervento del segretario, che ha toccato molti capitoli d’ attualità per la vita del partito, a cominciare dal tesseramento e lo schieramento politico in Europa, ha riproposta la “vocazione maggioritaria” del Pd che in futuro dovrà essere in grado di «contenere realtà diverse», nella speranza che ci sia «spèazio di cittadinanza piena» per quanti negli ultimi mesi hanno mostrato una esplicita vicinananza alle posizioni del Pd, dall’ex Sel Gennaro Migliore, «fino ad Andrea Romano e parte di Scelta civica o Italia popolare che vogliono stare nella sinistra».

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