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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2014 alle ore 19:08.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 19:31.

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Recep Tayyip Erdogan (LaPresse)Recep Tayyip Erdogan (LaPresse)

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha aperto un altro fronte caldo con un paese vicino, contravvenendo alla contraddittoria logica diplomatica di “zero problemi con i paesi confinanti”, linea di politica estera che si è rivelata nei fatti ottenere esattamente l’opposto di quanto si prefiggeva, aumentando cioè i conflitti e le frizioni con i paesi confinanti. Siria in testa.

Ma veniamo alla cronaca odierna: le autorità greco-cipriote hanno rivelato che la nave turca Barbaros, (mai nome fu più azzeccato per i greci-ciprioti) che raccoglie dati utili per le ricerche di idrocarburi, è entrata oggi nella zona economica esclusiva (Zee) al largo della costa meridionale dell’isola ed è destinata a rimanere nell’area fino al 30 dicembre. Ankara infatti non riconosce alcuna sovranità di Nicosia su questa parte di mare.

«Questa è una chiara violazione dei diritti sovrani ciprioti», ha detto senza mezzi termini Nicos Christodoulides, il portavoce del governo cipriota. Nicosia ha descritto l’episodio come la «più grave» escalation con Ankara dai tempi della dichiarazione unilaterale della formazione di uno stato turco-cipriota a nord di Cipro avvenuta nel 1983 dopo la partizione dell’isola avvenuta nel 1974 in seguito alla tentata annessione dell’isola alla Grecia e alla successiva invasione dell’esercito turco, che ancora mantiene quarantamila soldati nella parte settentrionale dell’isola.

Il portavoce del governo di Nicosia ha precisato che la nave turca, scortata da due navi appoggio, è entrata nell'area dove dai primi settembre la nave-piattaforma Saipem 10000 del consorzio italo-coreano Eni-Kogas sta effettuando rilevazioni nei giacimenti sottomarini di idrocarburi dove il governo cipriota spera di trovare vasti giacimenti di gas e petrolio. A questo punto la presenza della nostra marina militare, in accordo con il Governo di Nicosia, sarebbe opportuno a difesa dei nostri interessi nazionali. Nella zona è coinvolta anche la francese Total che ha ottenuto una concessione per le ricerche di idrocarburi.

Il governo cipriota dopo la richiesta di aiuti internazionali nel 2013 a causa del fallimento delle sue banche che avevano pesantemente investito nei bond greci, ha puntato molto su queste ricerche di idrocarburi che potrebbero cambiare la faccia dell’economia dell’isola oggi basata su turismo, agricoltura e servizi finanziari.

Ma è sul fronte militare che la vicenda potrebbe riservare sgradite sorprese, in un’area già densa di conflitti e tensioni. Anche la Russia del presidente Vladimir Putin sta conducendo da questa mattina esercitazioni militari nella stessa zona, ma in accordo con il governo di Cipro. Il presidente cipriota, Nicos Anastasiades, ha convocato una riunione del Consiglio nazionale per la sicurezza per decidere ulteriori passi per rispondere alle ultime sfide del governo di Ankara, dopo che Nicosia ha già sospenso per protesta i colloqui con la controparte turco-cipriota per la riunificazione dell'isola.

Le manovre navali russe erano state concordate con il governo di Nicosia prima che Ankara emettesse il suo avvertimento navale. Mosca sembra interessata a riguadagnare prestigio e influenza nell’area - dopo che Nicosia si è rivolta a Bruxelles e al Fondo monetario internazionale per avere gli aiuti anti-crisi - mostrando interesse a sostenere la posizione di Anastasiades a fronte della provocazione turca. Il leader cipriota ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin a margine del vertice Asia-Europa (Asem) tenutosi a Milano giovedì e venerdì scorsi ed il capo di Stato russo ha detto che ogni violazione della sovranità della Repubblica di Cipro è «inaccettabile». Mosca ha rilevanti interessi economici e finanziari nell’isola, dove risiede anche una vasta comunità di russi benestanti.

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