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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2014 alle ore 17:02.
L'ultima modifica è del 21 ottobre 2014 alle ore 17:35.

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(Reuters)(Reuters)

L'Amazzonia, la crisi economica, la corruzione. Temi eterni in Brasile. Il dibattito tra Dilma Rousseff e Aecio Neves, in vista delle elezioni presidenziali di domenica, è focalizzato su questi temi. Parrebbe un déjà vu, le stesse problematiche discusse per lunghi decenni. Invece no.

Il Brasile è un altro Paese e i brasiliani, secondo la maggior parte degli osservatori, hanno acquisito nuove consapevolezze. «Non solo merci ma servizi sociali», è lo slogan dei manifestanti in piazza nei mesi precedenti ai Mondiali di calcio. Ed è questa la sfida per il nuovo governo. I brasiliani, in questi ultimi 15 anni, sono diventati in qualche caso più ricchi, in molti altri meno poveri. Sono quasi 40 milioni i poveri “diventati” classe media. Che ora paradossalmente chiede di più. L'ex presidente Lula ha dato una nuova fisionomia al Paese. L'accesso ai beni di consumi ha migliorato la vita di grandi masse, in un Paese di 200milioni di abitanti. Ma solo una Sanità, una Previdenza e una Scuola migliore possono consentire un miglioramento sostanziale della qualità della vita. Rousseff e Neves (rispettivamente al 49% e al 51% nelle intenzioni di voto) si battono nell'arena televisiva, negli ultimi confronti tv, con particolare veemenza. Neves ha persino presentato un ricorso d'urgenza alla magistratura per chiedere l'immediato ritiro di uno spot elettorale della presidente di Rousseff, rivale al ballottaggio. Neves si ritiene diffamato da un messaggio elettorale di 30 secondi trasmesso dalle tv nazionali in cui la presidente afferma che il suo rivale «ha difficoltà a rispettare le donne». Nello scambio di accuse tra i candidati, Neves ha puntato sulla corruzione e sullo scandalo che ha coinvolto Petrobras, il colosso energetico brasiliano.

La corruzione
Rousseff ha ammesso l'esistenza di fondi neri di Petrobras con cui sarebbero state versate tangenti a politici di diversi partiti. «Ho chiesto al Supremo tribunale federale di conoscere i documenti dell'inchiesta ma mi hanno detto che sono ancora secretati. Comunque, farò tutto il possibile per risarcire il Paese. Se c'è stata una distrazione di denaro pubblico, lo vogliamo indietro», ha replicato Rousseff. Lo scandalo di corruzione di Petrobras è stato il cavallo di battaglia di Neves per attaccare la presidente in campagna elettorale.

Amazzonia, il polmone verde minacciato.
La deforestazione nell'Amazzonia, altro capitolo sempre aperto, rischia di provocare ulteriori polemiche tra i due partiti, il Pt (Partito dei lavoratori) che sostiene Rousseff e il Psdb (Partito socialdemocratico) che sostiene Neves. A settembre, secondo i dati satellitari forniti dall'organizzazione no profit Imazon, sono stati rasi al suolo ben 402 km quadrati di foresta, il 290% in più rispetto allo stesso mese del 2013, per destinare il terreno ad altro uso. Da agosto a settembre i chilometri quadrati persi sono stati 838, pari a un incremento del 191% su base annua. Altro fenomeno registrato dal rapporto è quello delle foreste degradate, cioè molto sfruttate dal disboscamento o arse. La Negli ultimi 50 anni, come più volte denunciato dal Wwf e dalle altre associazioni ambientaliste, la foresta ha perso un quinto della sua superficie.

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