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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2014 alle ore 15:26.

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«Lager in Corea del Nord? Tutte cazzate. Si sono sbagliati, ci sono un sacco di terre di pomodori e frutta tutti coperti. Si sono confusi e dall'alto hanno pensato fossero lager».

Lo dice Antonio Razzi, segretario della commissione esteri del Senato e senatore di Forza Italia, a La Zanzara su Radio 24. «Io in Corea - dice Razzi - ci sono stato sette volte, l'ho girata da Nord a sud e non ho mai visto un lager. Ripeto: ci sono serre di pomodori grandissime, mai viste così grandi, saranno quelle, le scambiano per lager».

Ma anche i coreani hanno ammesso che esistono i campi di rieducazione, dicono i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo?: «Questo può essere, mi sembra anche giusto. Se uno fa qualcosa ha la possibilità di lavorare e produrre per il paese. Automaticamente lavora per lo Stato e si rieduca per come deve vivere. Ci vorrebbero anche in Italia, farebbe bene. Ci sono molti carcerati stranieri che nei loro paesi chissà come vengono trattati, almeno qui li mandi a pulire i fiumi durante le alluvioni o le strade sporchissime. I detenuti li paghiamo noi, in questo modo sono contenti, escono, fanno del movimento e si rendono utili per il Paese».

«Domenica prossima porto l'ambasciatore della Corea del Nord a Verona per vedere Chievo- Genoa. Sabato siamo a Pescara per la partita di serie B col Carpi. Saremo in tribuna invitati dal presidente del Chievo Campedelli».

«Il Chievo - dice Razzi - è interessato alcuni dei quindici ragazzini coreani che arriveranno fra poco in Italia, a Corciano vicino Perugia. Alcuni sono dei veri fenomeni. L'ambasciatore viene per vedere dove vanno questi ragazzi, è tutto controllato dallo Stato. E' una cosa normale, vuole essere sicuro di dove vanno i figli visto che la madre e il padre non possono farlo». «E poi - aggiunge Razzi - la notizia dell'uccisione della nazionale dopo la sconfitta con la Corea del Sud era una cazzata. Ma ‘ndo cazzo...sono bugie grosse. Ho chiamato l'ambasciatore e mi ha detto: che era falso e che ce l'hanno sempre con loro. È vero».

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