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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 22 ottobre 2014 alle ore 10:15.

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ROMA
Esame "attento" su un testo per sua natura molto complesso, per giunta pervenuto al Quirinale nella sua prima versione senza l'indispensabile "bollinatura" della Ragioneria, vale a dire il timbro ufficiale che certifica l'assoluto rispetto delle coperture, atteso per oggi. Testo, la Legge di stabilità, formalmente approvato dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre, e oggetto – come ormai da prassi – di limature, ritocchi e riscritture. Argomento centrale nel lungo colloquio (un'ora e mezzo) di ieri pomeriggio al Quirinale, tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Incontro già fissato per il rituale scambio di opinioni prima di un importante appuntamento europeo (in questo caso il Consiglio europeo di giovedì e venerdì a Bruxelles), e che poi si è presto concentrato su alcuni dei punti "sospesi" della manovra.
Di certo, per la valutazione complessiva da parte del Colle c'è bisogno della bollinatura della Ragioneria che il ministero dell'Economia invierà nella giornata di oggi. Evidente l'attenzione di Napolitano, soprattutto in questa delicata fase del confronto in atto di Bruxelles, a che il testo della manovra da 36 miliardi sia inattaccabile nella forma e nella sostanza. Parte integrante delle coperture sono anche le clausole di salvaguardia, comunque necessarie per garantire che i saldi della Legge di stabilità poggino su basi certe. Poi si tratta di valutare nel dettaglio anche gli altri addendi della manovra, dai proventi attesi dalla lotta all'evasione alla composizione dei tagli alla spesa.
Il fondo di riserva iscritto in manovra per 3,4 miliardi, per far fronte anche alle eventuali richieste di Bruxelles, dovrebbe essere da questo punto di vista un'ulteriore garanzia. Poi occorrerà vigilare sull'andamento del dibattito parlamentare, per salvaguardare l'integrità dei saldi e l'impianto complessivo della Legge di stabilità.
Il tutto fermo restando che la valutazione espressa dallo stesso Napolitano a caldo sulla ratio della manovra resta positiva. Nella Legge di stabilità – ha osservato venerdì scorso a margine del vertice Asem a Milano – «vi sono misure importanti per la crescita, sia direttamente per quel che riguarda le politiche di investimenti, sia indirettamente per quello che riguarda la riduzione della pressione fiscale». Le politiche per la crescita e l'occupazione sono, e non da oggi, al primo posto nelle preoccupazioni del presidente della Repubblica.
All'incontro di ieri tra il Capo dello Stato e il premier seguirà oggi una colazione al Quirinale tra lo stesso presidente Napolitano, Renzi ed alcuni ministri per definire i dettagli della posizione italiana in vista del Consiglio europeo. Ma nel faccia a faccia di ieri, oltre a uno scambio di opinioni sui temi del recente vertice euro-asiatico di Milano, si è affrontata anche la questione relativa al persistente stallo parlamentare nella nomina dei due nuovi giudici della Consulta.
Sabato scorso il segnale lanciato dal presidente della Repubblica è stato chiaro, con la nomina dei due giudici di sua pertinenza (Daria De Petris e Nicolò Zanon). Scelta che ha ricevuto l'apprezzamento da parte di Renzi anche con riferimento alla scelta dei tempi. Ora il Parlamento faccia la sua parte, è stato l'invito esplicito di Napolitano.
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