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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2014 alle ore 10:06.
L'ultima modifica è del 22 ottobre 2014 alle ore 21:19.

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(LaPresse)(LaPresse)

«Rilievi sulle manovre sempre fatti, non minacce»
Uscire «dalla filosofia dell’Europa matrigna» è un bene per tutti, secondo Renzi. Che ha minimizzato: i rilievi dall’Europa «vengono sempre fatti», la lettera «è naturale», non bisogna evocare «chissà quali procedure, messaggi o minacce». L’Italia deve parlare «con la propria voce», senza «diktat esterni». E deve presentarsi con autorevolezza oggi più che mai, perché «capace di aver effettuato ciò che da anni promette»: ha aperto «cantieri di riforma credibili» su Carta costituzionale, sistema elettorale, mercato del lavoro, pubblica amministrazione, giustizia, scuola e fisco. Renzi ha anche sottolineato che «noi diamo all’Europa più di quanto l’Europa dà a noi: versiamo 20 miliardi di euro nel bilancio europeo e ne spendiamo la metà, un po’ anche per colpa nostra». Ma l’invito è chiaro: confrontarsi con le istituzioni a testa alta, perché l’Europa «è casa nostra», non altro da noi. «Non siamo osservati speciali che hanno dell’Europa una immagine della maestra severa e arcigna ma un Paese che sta facendo un percorso di riforme indispensabili non perché lo pensa l’Ue ma perché lo abbiamo deciso». Infine, un desiderio: «Vorrei che le nuove istituzioni europee vedessero un pochino di più coraggio e orgoglio di appartenenza a questa comunità». La conclusione è stata affidata alla citazione di una lettera di Umberto Ambrosoli alla moglie, in cui, parlando di patria, l’avvocato dice: «Si chiami Italia, si chiami Europa».

Massima ambizione su clima ed energia
Il primo punto in agenda domani è comunque il pacchetto clima ed energia 2030. «La linea che proponiamo al Parlamento di condividere - ha affermato Renzi - è quella delle ambizioni massime». Ovvero accreditare «la scelta della sostenibilità e dell’ambiente come scelta per la competitività». Anche in vista dei prossimi appuntamenti: Lima, a dicembre 2014, e Parigi, per il summit cruciale del 2015. Per Renzi serve un «gigantesco investimento dell’Europa sui green jobs» e sulla crescita verde. In tema di rinnovabili, ha detto, «sosteniamo che vi sia bisogno accanto alla valutazione istituzionale e politica in sede europea di una scommessa di politica industriale collegata per agevolare e valorizzare una filiera industriale». E, ha aggiunto, «abbiamo dato la disponibilità a considerare un obiettivo indicativo a livello comunitario del 30%. Il testo di conclusione dovrebbe contenere un obiettivo non vincolante del 27 innalzabile dal 2020 al 30%, ma sono ancora in corso le discussioni tra gli sherpa».

Ucraina, plauso allo spirito di Milano
Renzi ha precisato che al Consiglio non si toccheranno i temi di politica internazionale. Ma ha voluto ricordare «i passi significativi compiuti sul fronte ucraino, che hanno trovato nuova linfa a Milano», a cui riserva un sentito ringraziamento: «Mi piace chiamarlo lo spirito di Milano, città laboriosa al quale voglio indirizzare il mio grazie per la straordinaria qualità dell’accoglienza e capacità di accoglienza che ha favorevolmente impressionato tutti i partecipanti al vertice Asem». Tutti i riflettori sono puntati sul voto in Ucraina della settimana prossima. E Renzi ha rimarcato la posizione già espressa all’Asem: necessità di «rispettare l’unità, l’integrità e libertà del popolo ucraino» e di mettere fine all’escalation delle tensioni e contemporaneamente recuperare alla Russia «il suo ruolo di importante riferimento per la politica internazionale».

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