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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2014 alle ore 10:17.
L'ultima modifica è del 22 ottobre 2014 alle ore 16:01.

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Jean Claude Juncker (Ap)Jean Claude Juncker (Ap)

STRASBURGO – Con un innegabile charme, il presidente eletto della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha ricevuto stamani la fiducia dei deputati europei con 423 sì, 209 no e 67 astensioni. Il voto favorevole di una coalizione popolare-socialista ha mostrato numerosi franchi-tiratori. Mettendo l'accento sugli aspetti sociali della politica europea, l'ex premier ha annunciato che il piano di investimenti da 300 miliardi di euro, promesso in luglio, verrà presentato entro Natale.

«Non possiamo permetterci che il piano di investimenti provochi nuovo debito pubblico – ha avvertito Juncker nel suo discorso -. Dobbiamo fare attenzione. Dobbiamo fare sì che il denaro pubblico già a disposizione sia utilizzato in modo astuto e intelligente (…) Il piano verrà presentato entro i prossimi tre mesi, prima di Natale. L'obiettivo è di evitare un fuoco di paglia. Vogliamo rafforzare l'economia europea. Dobbiamo combattere la disoccupazione».

In questo modo, Juncker è voluto venire incontro ai socialisti che chiedono un piano ambizioso, un piano che poggi anche su finanziamenti pubblici e non solo privati. Nel contempo, il presidente designato della Commissione è sembrato mettere sotto pressione la Germania, che preoccupata da un nuovo aumento del debito pubblico sta frenando l'iniziativa comunitaria. Su fronte delle regole di bilancio, Juncker si è limitato a ribadire che le norme non saranno cambiate ma applicate con flessibilità.

Quest'ultima presa di posizione giunge nel giorno in cui la Commissione ancora guidata da José Manuel Barroso dovrebbe inviare a cinque Paesi della zona euro una richiesta di chiarimenti relativa ai bilanci previsionali per il 2015 presentati a metà mese. Tra questi Paesi, anche l'Italia e la Francia. Ciò detto, Juncker, con una espressione ad effetto, ha detto che «l'Europa deve avere un rating tripla A non solo in termini economici e finanziari ma anche in termini sociali».

In un discorso ricco di battute, anche autoironiche, Juncker ha difeso davanti ai deputati la sua scelta di creare numerose posizioni di vice presidenti responsabili di progetto, chiamati a essere dei “coordinatori”, degli “animatori”, degli “organizzatori”. Il centro-sinistra teme un indebolimento del socialista Pierre Moscovici, commissario agli affari economici e monetari e responsabile in questa veste del controllo dei bilanci nazionali.
«I vice presidenti non saranno dei capetti», ha assicurato Juncker. «Il mio obiettivo – ha aggiunto l'ex premier lussemburghese - è di spezzare la mentalità campanilistica (…) Non ho l'età per fare una nuova carriera da dittatore (…) La Commissione non deve essere un attruppamento di funzionari anonimi. Gli alti funzionari devono obbedire ai commisari, e non il contrario». La presa di posizione ha provocato gli applausi dell'assemblea qui a Strasburgo.

Infine, sempre nella sostanza, Juncker ha rassicurato tutti coloro che temono l'adozione nel futuro accordo di libero scambio con gli Stati Uniti di clausole che permetterebbero agli investitori di rivolgersi a corti di arbirato nel caso di dissenso o di contrasto. «Difenderò la supremazia della legge e il principio di eguaglianza (…) Nell'accordo commerciale non ci sarà alcuna norma che limiterà l'accesso ai tribunali», ha precisato l'ex premier lussemburghese.

Juncker ha colto l'occasione del discorso di oggi per proporre al Parlamento «un contratto che ho l'intenzione di rispettare». Ha parlato di «un programma che mi lega al Parlamento». Dinanzi alle proteste rumorose di Nigel Farage, il leader euroscettico dello Ukip che ha interrotto il discorso con il grido “rubbish”, spazzatura, il presidente designato della Commissione europea si è girato verso il deputato e gli ha chiesto ironicamente: «Lei è ancora qui?».

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