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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 alle ore 13:49.

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TOKYO - Un fattore considerato da sempre positivo per l'economia del Giappone sta diventando un incubo per la sua banca centrale: il sensibile calo dei prezzi petroliferi rischia di interrompere il trend di rialzo dell'inflazione - il cui ritmo è già rallentato - fino a rendere impossibile il raggiungimento l'anno prossimo del target ufficiale del 2%, il che intaccherebbe la credibilità della Nippon Ginko e dell'intera strategia di «allentamento quantitativo e qualitativo» varata l'anno scorso.

Per mantenere viva la prospettiva di un radicamento delle aspettative di inflazione, la Bank of Japan potrebbe essere così costretta a procedere a ulteriori allentamenti monetari, forse già prima della fine dell'anno. Balza comunque agli occhi di tutti il paradosso per cui le autorità monetarie si impensieriscono per il calo delle quotazioni di petrolio e gas, che hanno rappresentato la ragione principale del deficit commerciale record annunciato mercoledì per il primo semestre fiscale: tra aprile e settembre, il disavanzo è salito dell'8,6%, a 5.437 miliardi di yen, anche a causa della chiusura delle centrali nucleari e dello yen debole.

Mentre il governatore Kuroda fa come sempre il super-ottimista, fonti della banca centrale hanno già lasciato intendere che lo scenario si va facendo meno roseo e c'è ormai il rischio che l'inflazione torni sotto l'1 per cento. Una giornata cruciale sarà il 31 ottobre, quando si riunirà il comitato di politica monetaria in coincidenza con il rilascio degli ultimi dati sui prezzi al consumo e del nuovo report dell'istituto sull'economia. È probabile che la BoJ abbasserà le sue stime sull'andamento del Pil nel corrente anno fiscale, visto che i consumi si stanno riprendendo molto lentamente dal flop seguito al rialzo dell'Iva dal 5 all'8% scattato in aprile. Un aumento che fa sì che l'inflazione effettiva sia superiore al 3%: la BoJ la calcola escludendo l'effetto-Iva in quanto temporaneo, ma i consumatori ne sentono tutto il peso, visto che i salari reali non tengono il passo e quindi il reddito disponibile delle famiglie si riduce.

L'inflazione “percepita” è anche superiore, a causa dei rincari sproporzionati di bollette elettriche e generi importati. Un secondo membro del board della BoJ, nell'ultima riunione, si era dissociato dal linguaggio ottimista sulle prospettive dell'inflazione. Secondo vari analisti, comunque, la BoJ non giocherà nuove carte a fine mese: attenderà la decisione del governo, che ai primi di dicembre dovrà dare o meno il via libera definitivo al già previsto ulteriore aumento dell'Iva al 10% dall'ottobre 2015. È un dilemma di tipo europeo per il premier Shinzo Abe: se rispettare rigide tabelle di marcia sul risanamento fiscale o prendere atto che una economia indebolita potrebbe finire in recessione se gravata di nuovi oneri.

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