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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 08:14.
L'ultima modifica è del 27 ottobre 2014 alle ore 14:17.

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Dopo il Nobel per la Medicina assegnato a John O'Keefe e ai coniugi May ed Edvard Moser per aver fatto luce sul nostro “gps interno” viene da chiedersi se effettivamente sappiamo orientarci anche all'interno del nostro cervello, ovvero se lo conosciamo.
Ci sono vari luoghi comuni sull'organo che sovraintende alle funzioni cerebrali, come ad esempio che lo usiamo al 10% delle sue potenzialità salvo rare eccezioni, come sostengono gli scienziati premi Nobel. È così consolidata la credenza tanto che l'headline dell'ultimo film di Luc Besson “Lucy” ne condivide il punto di vista: «Una persona in media usa il 10% della sua capacità cerebrale. Oggi lei arriverà al 100%».

Lei è la protagonista Lucy che dimostra come tutte le sue capacità cerebrali si incrementino, percentuale dopo percentuale, fino al cento per cento per effetto di una sostanza “stupefacente”. Non è la prima volta che i film science fiction si lascino andare a fantasie di un cervello “Limitless”, altro titolo dove al centro della trama c'è una capacità cerebrale se non illimitata molto dilatata. Del resto molte pratiche, tra cui la meditazione trascendentale, hanno per scopo oltre alla mindfulness, la pienezza mentale, anche la stimolazione delle sinapsi cerebrali. I continui studi del cervello su se stesso, il solo organo umano in grado di acquisire autocoscienza e conoscenza, hanno portato a scoprire come si organizzano alcune cellule cerebrali per eseguire determinati compiti, di cui quello del sistema di posizionamento è solo l'ultima frontiera.

O'Keefe per primo scoprì i primi elementi di questa sorta di gps cerebrale all'inizio degli anni Settanta, quando osservò che un tipo di cellula nervosa nell'ippocampo, un'area del cervello, si attivava ogni volta che una cavia di laboratorio cambiava direzione per andare da qualche parte. Dopo studi approfonditi arrivò alla conclusione che quelle “cellule di posizionamento” servissero al cervello per creare una mappa dello spazio in cui si trovava la cavia.

Nel 2005 gli altri due ricercatori insigniti del premio Nobel, May-Britt e suo marito Edvard Moser, identificarono un altro elemento fondamentale per il sistema di posizionamento del cervello: la cellula nervosa, da loro chiamata “cellula grid” (“cellula a griglia”). Provvede a costruire una serie di coordinate che consentono a ogni individuo di sapere dove si trova e di elaborare anche il percorso ideale per raggiungere un altro posto.

L'integrazione delle due ricerche, quella sul funzionamento delle “cellule di posizionamento” e di quelle a “griglia” ha portato a individuare il cosiddetto Gps di cui è dotato anche il nostro cervello . Che sarà pure sottoutilizzato, quale che sia la percentuale, ma di cui continuiamo a saperne sempre di più.

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