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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 alle ore 21:23.
L'ultima modifica è del 25 ottobre 2014 alle ore 09:37.

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In “tabelle” veritas: la legge di stabilità 2015 firmata dal capo dello Stato e trasmessa alle Camere è diversa da quella raccontata dalle slide del premier Matteo Renzi lo scorso 16 ottobre. Intanto nei numeri macro, già evidenziati sul Sole24Ore.com: la manovra varrebbe 30,9 miliardi, e non 36 come annunciato da Renzi. In termini di indebitamento netto, poi, il saldo finale della manovra parla di più spese per 4,84 miliardi e minori entrate per 1,97 miliardi. Siamo lontani, e molto, dai 15 miliardi di tagli alla spesa annunciati dal presidente del Consiglio. In serata il Mef ha precisato che, rispetto alle tabelle allegate alla manovra, le maggiori spese sarebbero effettivamente di 5,4 miliardi mentre lo scostamento più forte rispetto ai numeri contenuti nel testo riguarda le minori entrate, quantificate dalla nota del Tesoro in 5 miliardi.

Spese correnti: la riduzione si ferma a 5,73 mld
Dalla tabella di sintesi finale contenuta nel ddl Stabilità, le nuove o maggiori spese correnti per gli interventi previsti sono quantificate per il 2015 in 24,3 miliardi, le minori entrate in 6,29 miliardi. Ma è sui mezzi di copertura che si scoprono gli altari: le nuove o maggiori entrate sono 14,7 miliardi e la riduzione delle spese correnti si ferma ad appena 5,73 miliardi. La manovra è tutta in deficit: la differenza tra oneri di natura corrente e mezzi di copertura è negativa, a -10,37 miliardi.

Dai ministeri poco più di 2 mld
Sempre secondo l’allegato 3 del testo trasmesso alla Camera, il taglio ai ministeri è di 2,34 miliardi (contro i 6,1 indicati inizialmente dal governo con riferimento alle amministrazioni centrali dello Stato, i 4 imposti alle Regioni e i 2,2 agli enti locali), sui quali appena 412 milioni sono le riduzioni alle spese correnti: il grosso dei risparmi (578 milioni) arriva dalle spese in conto capitale, dunque dagli investimenti. Chi contribuisce di più sono i dicasteri della Difesa e dell’Istruzione, grazie a molte voci diverse, dalla razionalizzazione delle supplenze brevi e saltuarie alla disponibilità per le visite medico-fiscali delle università e delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica. Quanto all’Economia, 86 milioni sono recuperati dal 5% del canone Rai e 16 milioni dai tagli dei trasferimenti al Cnel e ad altri organi costituzionali.

Addio Irap e contributi neoassunti
La misura più attesa dalle imprese è confermata: sarà interamente deducibile agli effetti Irap il costo del lavoro a tempo indeterminato (una misura che vale 5 miliardi), anche se c’è il ripristino retroattivo al 1° gennaio 2014 dell’aliquota al 3,9 per cento. Confermato anche lo stop ai contributi per tre anni per ogni neoassunto dal 1° gennaio al 31 dicembre 2015: all’anno sono 8 miliardi.

Per i bonus piatto da 9,7 miliardi
Da un lato la manovra stabilizza gli 80 euro al mese per i redditi fino a 24mila euro (costo dell’operazione: 9,5 miliardi), dall’altro introduce un bonus dello stesso importo (960 euro annui fissi) da versare alle famiglie con bebè che nasceranno dal 2015 al 2017, per i primi tre anni di vita del bambino. Nella legge di Stabilità il finanziamento per il 2015 è di soli 202 milioni di euro nel primo anno, che salgono a 607 nel 2016. Ma viene creato un Fondo per interventi a favore della famiglia da 298 milioni.

La rielaborazione del Mef
In serata l’Economia ha diffuso sul suo sito web una nota con la rielaborazione delle cifre da parte della Ragioneria generale dello Stato. Secondo la «tavola di riepilogo degli effetti della Legge di stabilità 2015 sull’indebitamento netto per il prossimo anno», la legge prevede interventi per 36,2 miliardi di euro con 14,7 miliardi di minori entrate e 21,5 miliardi di maggiori spese (16,3 correnti, 5,2 in conto capitale).

Le coperture risultano pari a 25,8 miliardi, con 9,6 miliardi di maggiori entrate e 16,1 di minori spese (di cui 13,3 correnti). Si conferma comunque il saldo di 10,4 miliardi coperto in deficit. «Le misure della legge di Stabilità 2015 - sottolinea il Tesoro - hanno effetti sulla finanza pubblica che modificano i saldi tendenziali determinati dalla legislazione vigente». Il bonus di 80 euro per i lavoratori dipendenti viene classificato come maggiore spesa anziché minori entrate.

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