Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 alle ore 08:07.
L'ultima modifica è del 24 ottobre 2014 alle ore 14:29.

My24

BRUXELLES – Nelle prime ore di oggi, venerdì 24 ottobre, i Ventotto paesi dell'Unione hanno trovato un sofferto accordo su nuovi obiettivi climatici per il 2030. Tra questi, l'impegno di ridurre le emissioni nocive «di almeno il 40%», rispetto ai livelli del 1990. L'intesa è giunta dopo lunghissime trattative segnate da sensibilità nazionali diverse, in un contesto di crisi economica ed elevata disoccupazione. I Ventotto si sono dovuti mettere d'accordo su una delicata suddivisione dei costi.

«L'Europa sta mostrando l'esempio», ha annunciato qui a Bruxelles il presidente francese François Hollande, definendo l'intesa «molto ambiziosa». L'impegno di riduzione delle emissioni del 40% entro il 2030 è vincolante a livello europeo e a livello nazionale. Il secondo obiettivo su cui si sono messi d'accordo i Ventotto - una quota di rinnovabili nella produzione energetica di «almeno il 27%» entro il 2030 – è vincolante a livello europeo ma indicativo a livello nazionale.

Infine, il terzo obiettivo, prevede un aumento dell'efficienza energetica anch'esso «di almeno il 27%». Si legge nel comunicato: «Questi obiettivi saranno raggiunti nel pieno rispetto della libertà degli stati membri di decidere il loro mix energetico. Non saranno tradotti in obiettivi vincolanti a livello nazionale». Molti osservatori si chiedono come sarà possibile raggiungere questi due ultimi targets a livello europeo se i governi non avranno particolari obblighi a livello nazionale.

La scelta è stata voluta su pressione soprattutto della Polonia, un paese caratterizzato da una industria pesante particolarmente inquinante. Il premier polacco Ewa Kopacz ha chiesto e ottenuto una serie di incentivi finanziari. Tra questi un fondo di riserva di quote di emissioni (da negoziare sul mercato ETS, Emissions Trading Scheme) con cui finanziare la modernizzazione delle economie più povere. Anche la Gran Bretagna ha posto il problema di obiettivi troppo ambiziosi e costosi.

L'intesa «è una buona notizia – ha detto in una conferenza stampa notturna il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy – per il clima, i cittadini, la salute, e i negoziati internazionali sull'ambiente a Parigi nel 2015». L'uomo politico belga, che tra ieri e oggi sta presiedendo il suo ultimo Consiglio europeo prima di lasciare la mano all'ex premier polacco Donald Tusk, si è detto certo che i nuovi obiettivi creeranno «posti di lavoro sostenibili» e miglioreranno «la competitività» dell'Europa.

La Spagna e il Portogallo, due paesi isolati rispetto al resto del continente, sono riusciti a portare l'obiettivo europeo delle interconnessioni dal 10 al 15 per cento. Le organizzazione ambientali sono rimaste deluse dall'accordo raggiunto dai Ventotto: gli obiettivi «sono ben inferiori a quello che potrebbe fare l'Europa per combattere il cambiamento climatico», ha detto Gli Amici della Terra. I nuovi target sostituiscono quelli per il 2020 (il cosiddetto pacchetto 20-20-20).

Il Consiglio europeo tornerà a riunirsi stamani qui a Bruxelles per discutere principalmente della situazione economica. Italia e Francia vorranno probabilmente porre il problema del loro bilancio previsionale per il 2015, appena criticato dalla Commissione europea perché in violazione delle regole europee. Il premier italiano Matteo Renzi spiegava ieri sera di volere chiedere le attenuanti legate alle «circostanze eccezionali» in cui versa l'economia. Il dibattito rischia di essere acceso.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi