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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2014 alle ore 15:23.
L'ultima modifica è del 26 ottobre 2014 alle ore 18:52.

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Il presidente José «Pepe» Mujica mentre fa la fila in un ambulatorio medico (Ap)Il presidente José «Pepe» Mujica mentre fa la fila in un ambulatorio medico (Ap)

«Se il tempo me lo permette, ora vado a piantare le zucche, perché domani non posso». Così Josè Mujica, il presidente uscente dell'Uruguay, ha detto, confermandosi ancora una volta una sorta di moderno Cincinnato, alle decine di giornalisti e sostenitori che l'aspettavano questa mattina presto al suo seggio, in un quartiere operaio di Montevideo, dove ha votato per le presidenziali che decideranno il suo successore alla guida dell'Uruguay.

Il carismatico 84enne ex guerrigliero tupamaro, che durante gli anni della presidenza ha conservato uno stile di vita austero e ha regolato la vendita della marijuana nel paese sudamericano, ha poi espresso la convinzione che il popolo uruguayano potrà affrontare le elezioni con «allegria e tranquillità» perchè le elezioni «non sono una guerra, ma un momento importante» del processo democratico. Sono 2,6 milioni gli elettori dell'Uruguay chiamati oggi alle urne per le presidenziali e il rinnovo del Parlamento. Mujica non ha potuto candidarsi perché la Costituzione vieta di due mandati presidenziali consecutivi. E quindi il favorito è l'ex presidente Tabaré Vazquez del partito di governo Fronte Ampio (Fa). I sondaggi lo indicano al 42-44%, rendendo probabile il ricorso al ballottaggio il prossimo 30 novembre.

A sfidare Vazquez potrebbe essere il candidato del Partito Nazionale (PN), Luis Lacalle Pou, 41enne figlio dell'ex presidente Luis Alberto Lacalle, indicato nei sondaggi 30-34%. Lo segue a distanza Pedro Bordaberry, candidato dello storico Partito Colorato, con il 12%. Il voto si svolge in un quadro di stabilità economica, in crescita dal 2003. Rimane ancora un 10% della popolazione sotto il tasso di povertà e fra le preoccupazioni dell'elettorato vi sono l'alto tasso di criminalità e la richiesta di un miglior sistema scolastico. Oltre al presidente, che si insedierà il primo marzo per un mandato di cinque anni, gli uruguayani eleggeranno anche il vicepresidente e i membri del parlamento (91 deputati e 31 senatori).

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