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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 07:15.
L'ultima modifica è del 27 ottobre 2014 alle ore 14:54.

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(Epa)(Epa)

SAN PAOLO - Ha vinto lei, Dilma Rousseff. Per altri quattro anni guiderà il Brasile, dopo aver ottenuto il 51,6% dei voti alle elezioni presidenziali di ieri. Aécio Neves, lo sfidante, è staccato di poche lunghezze, con il 48,4% di voti. « Devo ringraziare una persona: Lula». Sono state queste le sue prime parole, seguite da un forte abbraccio all'ex presidente, che in queste ultime concitate settimane di campagna elettorale le ha offerto un aiuto che si è rivelato decisivo.

La vittoria della Rousseff è stata accolta male dai mercati: il real perde il 2,5% in apertura e scivola a quota 2,53 sul dollaro, il livello più basso degli ultimi nove anni. La Borsa di San Paolo cede in apertura il 5 per cento. Gli investitori puntavano tutto sull’affermazione di Neves, considerato più vicino al mondo delle imprese e dunque vendono titoli brasiliani, convinti che Dilma Rousseff non riuscirà a portare l’economia brasiliana fuori dalle secche.

Stretta nella sua consueta giacca rossa, Rousseff, ha sorriso, usato toni concilianti e dichiarato di esser aperta al dialogo. Sessantasette anni, una vita nel Pt (Partito dei lavoratori), si appresta a svolgere un mandato difficile, pieno di insidie.

Il Brasile ha resistito meglio di altre potenze economiche alla crisi internazionale, ma ora è finito nelle spire della recessione. L'inflazione al 6,5% e una progressiva deindustrializzazione del Paese rendono complessa la ripartenza.

Dilma Rousseff, semplicemente Dilma per i brasiliani, gode ancora della spinta inerziale ricevuta dall'ex presidente Lula, che ha trascinato fuori dalla povertà 40 milioni di brasiliani dal 2003 al 2010. Ma ciò non sarà sufficiente per garantire la governabilità di un Paese che, pur ricchissimo di materie prime e con un mercato interno di grandi dimensioni, dovrà ripensare al suo modello di sviluppo: gli incentivi ai consumi e al credito hanno esaurito la loro spinta propulsiva. Soprattutto alla luce del risultato elettorale che evidenzia un Paese spaccato in due, sia sotto il profilo economico sia sotto quello etnico.
Il nord è nero e più povero; lì ha stravinto Rousseff. Il sud più ricco e industrializzato ha votato Neves.

Anche per questo Rousseff, nel primo discorso al Paese, pochi minuti dopo l'annuncio del Tribunale elettorale si è messa una mano sul cuore e ha annunciato di voler ripartire dalla pacificazione dei brasiliani. « In questo secondo mandato, sarò un presidente migliore».
Rilancio del Paese, inclusione sociale, welfare più decente per 200milioni di abitanti, lotta all'inflazione e alla corruzione. Sono queste le sfide che la attendono. Non è poco.

L’indice Ibovespa della Borsa brasiliana in tempo reale

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