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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 20:16.

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«Gli obiettivi e l’impostazione della delega sul lavoro sono condivisibili e apprezzabili». È il giudizio sul Jobs act ribadito nel corso dell'audizione in commissione Lavoro della Camera da Pierangelo Albini, direttore area lavoro e welfare di Confindustria. Il riordino della normativa e delle politiche per il lavoro, ha proseguito, è «un tassello fondamentale della strategia di riforme economiche necessaria per riportare il potenziale di crescita dell'Italia su livelli soddisfacenti».

Bene contratto a tempo indeterminato flessibile
Guardando i principi della delega, «l'elemento maggiormente innovativo appare la volontà di riportare all'interno del contratto a tempo indeterminato la flessibilità necessaria per renderlo di nuovo attrattivo e invertire la tendenza delle imprese a preferire i contratti a tempo determinato», ha affermato Albini, sottolineando le indicazioni della delega rivolte tra l'altro «alla certezza delle regole sul licenziamento previste per i lavoratori di nuova assunzione con il contratto a tutele economiche crescenti, superando l'articolo 18» e «la previsione di una maggiore convenienza in termini di oneri diretti e indiretti per chi assume con il contratto a tempo indeterminato

Tutele crescenti anche a contratti in corso
Bene dunque il contratto indeterminato a tutele crescenti, ma per Albini sarebbe più efficace se si applicasse a tutti i contratti «in corso». La nuova tipologia di contratto, a tutele crescenti, «potrà applicarsi solo alle nuove assunzioni, introducendo così un ulteriore elemento di segmentazione», ha ricordato nell'audizione il direttore area Lavoro di Confindustria, per il quale «lo stesso risultato si potrebbe ottenere più semplicemente lavorando direttamente sul contratto a tempo indeterminato» sicché «l'innovazione si applicherebbe a tutti i rapporti in corso e si agevolerebbe la propensione a trasformare i rapporti flessibili in rapporti a tempo indeterminato»

Rendere certi ex ante costi licenziamenti
La seconda questione sollevata da Albini riguarda «il merito, la definizione di queste tutele crescenti», perché la riforma Fornero «ha mancato uno dei suoi obiettivi, quello cioè di rendere certi ex ante i costi del licenziamento nel caso in cui in giudizio venga disconosciuta la sussistenza della giusta causa, secondo valutazioni in cui rimane ampia la discrezionalità del giudice». «Non si tratta qui, come spesso erroneamente si dice, di liberalizzare i licenziamenti - ha concluso Albini - i quali rimangono vincolati alla sussistenza di una giusta causa o di un giustificato motivo. Il punto è allineare le conseguenze sanzionatorie del licenziamento illegittimo a quelle prevalenti in Europa»


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