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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2014 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 05 novembre 2014 alle ore 17:11.

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MILANO - È durata oltre tre ore l'audizione dell'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi di fronte al pm Fabio De Pasquale. Descalzi ieri è entrato poco dopo le 15 alla sede del Nucleo milanese di Polizia tributaria di via Fabio Filzi per uscirne poco prima delle 18,30 senza rilasciare alcuna dichiarazione.
I magistrati e i militari del Nucleo lo hanno sentito in qualità di persona informata dei fatti. Il manager apicale del gruppo era assistito da un legale di fiducia (cosa normalmente non necessaria per l'audizione di un testimone) in quanto risulta indagato in procedimento connesso. Due infatti sono le vicende giudiziarie che vedono al centro la multinazionale petrolifera, e per entrambe l'ipotesi di reato è corruzione internazionale.
La prima vicenda (per la quale Descalzi non risulta indagato) investe Eni, in quanto capogruppo, e vede al centro la controllata Saipem, per le presunte tangenti versate in Algeria per l'aggiudicazione di sette contratti per un controvalore complessivo di 8 miliardi di euro per la costruzione di gasdotti, tra cui quello battezzato Gk3. Le tangenti che per i magistrati sarebbero state pagate ammonterebbero a quasi 200 milioni di euro.
La seconda (che invece vede Descalzi iscritto nel registro degli indagati) ipotizza un'accusa analoga per quanto riguarda le attività nigeriane di Eni e si riferisce alla concessione decennale nel campo di esplorazione petrolifera nell'area battezzata Opl 245 al largo delle coste della Nigeria, nel golfo di Guinea. Entrambe le indagini sono seguite dal Pm Fabio De Pasquale: nel primo caso coadiuvato dai colleghi Isidoro Palma e Giordano Baggio, nel secondo dal pm Sergio Spadaro. La deposizione di Descalzi, che all'epoca dei fatti algerini ricopriva il ruolo di vice direttore generale di Eni con reponsabilità sulla divisione exploration & production, potrebbe essere molto importante nell'ambito dell'economia dell'inchiesta, anche se nulla è trapelato circa il contenuto e gli argomenti trattati nel corso dell'audizione. Va detto che Descalzi in teoria avrebbe potuto scegliere di non rispondere alle domande dei pm, ma la durata dei colloqui indurrebbe a pensare che il top manager non si sia avvalso della facoltà di farlo o che lo abbia fatto solo su questioni attinenti alle proprie eventuali responsabilità nell'ambito dell'altra inchiesta.
Gli eventi algerini vedono sotto indagine, tra gli altri, Paolo Scaroni, predecessore di Descalzi alla guida di Eni, ma anche l'ex direttore dell'unità di business engineering and construction Pietro Varone, e Pietro Tali, ex presidente e ceo di Saipem, e si riferiscono ai rapporti tra la Saipem e la Sonatrach, società algerina di ingegneria. Rapporti di lunga data che hanno già portato al perfezionamento di ulteriori contratti, come quello del gasdotto Galsi che porterà il gas naturale dalle coste dell'Africa alla Sardegna. E tra questi rapporti ve ne figurano alcuni diretti tra il manager Saipem Varone e l'intermediario libanese Farid Bedjaoui con cui si sarebbero discussi i dettagli delle operazioni più delicate.
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