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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2014 alle ore 12:44.
L'ultima modifica è del 03 novembre 2014 alle ore 13:37.

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SOFIA - È l'ultima spiaggia prima di ricorrere al voto anticipato: il leader di centro destra bulgaro Bojko Borisov ha reso noto che tenterà di formerà un governo di minoranza, dopo il fallimento dei negoziati per costituire una coalizione seguiti alle elezioni del 5 ottobre scorso, avvertendo che un altro ricorso alle urne sarebbe «fatale» per il Paese più povero dell'Unione europea.

Le consultazioni con le altre forze politiche «hanno chiarito la sola formula possibile per un governo è di formare una coalizione di minoranza tra Gerb e il Blocco riformista» ha detto Borisov ai giornalisti dopo i negoziati a Sofia. «Tutti i leader di partito hanno convenuto categoricamente che elezioni anticipate quest'inverno sarebbero fatali per il Paese» ha detto il 55enne ex premier.

Gli ultimi due anni nel Paese ex comunista sono stati segnati da proteste di massa, con due governi usciti di scena per non aver affrontato i problemi di corruzione, povertà e aumento dei costi dell'energia, che hanno convinto i cittadini a occupare le piazze. Uno di quei governi era guidato dallo stesso Borisov, che ha lasciato nel febbraio del 2013 un esecutivo di minoranza dopo che decine di migliaia di persone hanno manifestato contro di lui. Alle elezioni del 5 ottobre scorso il suo partito Gerb ha vinto ma non ha ottenuto la maggioranza, con soli 84 deputati sui 240 seggi attribuiti. Borisov vuole formare il suo governo con il Blocco riformista di destra, con 23 seggi.

Più tardi, dopo la conferenza stampa di Borisov, i copresidenti del Br, Radan Kanev e Meglena Kuneva, hanno dichiarato, citati dall'agenzia Bta, che la loro formazione politica pone la condizione di includere nella coalizione anche il Fronte patriottico (nazionalisti, 19 seggi) in modo da poter contare su 126 deputati e avere la maggioranza in parlamento. Il nuovo parlamento bulgaro, con otto forze politiche presenti, è il più frammentato dalla caduta del comunismo 25 anni fa.

Sullo sfondo c'è anche un doppio braccio di ferro con l'Unione europea, contraria al via libera di Sofia al gasdotto Southstream in Bulgaria, progetto invece fortemente voluto da Mosca, e uno scontro su una intricata vicenda bancaria.

La Commissione europea ha infatti avviato una procedura d'infrazione contro la Bulgaria perché dopo mesi dal congelamento della Corporate Commercial Bank (Ktb), il governo bulgaro non ha ancora iniziato a rimborsare i depositi garantiti, cioè quelli fino a 100mila euro.

Secondo la legge bulgara, il sistema di garanzia dei depositi è autorizzato a pagare le richieste dei depositanti nei confronti di una banca solo se la banca centrale ha revocato la licenza bancaria dell'istituzione interessata, ma questo non è ancora avvenuto e quindi, nonostante le proteste dei depositanti, Sofia non ha ancora dato via libera alle domande.

Bruxelles ritiene questo atteggiamento lesivo dei trattati sulla libera circolazione dei capitali, mentre la Banca centrale bulgara è di parare avverso e aspetta di avere un governo in carica prima di sciogliere l'intricata matassa.

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