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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2014 alle ore 14:08.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2014 alle ore 14:13.

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«Con Berlusconi avevamo adottato una strategia di guerriglia urbana per devastare la coalizione dell'Unione», ovvero la maggioranza che sosteneva il governo Prodi. Lo ha detto l'ex senatore Sergio De Gregorio, sentito come testimone al processo per la presunta compravendita di senatori in cui sono imputati Silvio Berlusconi e Valter Lavitola. De Gregorio ha confessato di aver ricevuto soldi da Berlusconi per passare dallo schieramento del centrosinistra, dove era stato eletto, a quello del centrodestra, patteggiando la pena a 20 mesi di reclusione.

Nella deposizione odierna De Gregorio ha ammesso di avere preso parte alla «Operazione Libertà», termine a suo dire coniato da Berlusconi stesso, il cui fine era ribaltare la maggioranza al Senato. L'ex senatore ha affermato che, in un incontro a Palazzo Grazioli poco dopo la sua elezione, il Cavaliere espresse rammarico per la sua elezione nelle fila del centrosinistra e gli chiese di “tornare a casa”. De Gregorio gli spiegò di essersi fortemente indebitato per fare campagne elettorali al termine delle quali non era stato candidato, e l'ex premier si offrì di ripianare i suoi debiti.

Lo scorso 23 ottobre 2013 è stata accolta dal gup di Napoli la richiesta di patteggiamento a 20 mesi di reclusione avanzata dalla difesa di Sergio De Gregorio, nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta compravendita di senatori. Mentre è stato chiesto il rinvio a giudizio per Berlusconi e Lavitola.

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