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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2014 alle ore 12:10.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2014 alle ore 17:41.

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I giornalisti accusati di diffamazione a mezzo stampa non rischiano più il carcere, ma una pena pecuniaria fino a 50 mila euro. Multa che viene estesa anche alle testate online registrate. Sono due delle principali novità al ddl diffamazione che ha incassato questa mattina il via libera dell'Aula del Senato. Il provvedimento torna ora alla Camera per il via libera definitivo. Il testo modifica il codice penale e il codice di procedura penale in materia di diffamazione, ingiuria e condanna del querelante.

La relatrice Filippin: obiettivo eliminare il carcere per i giornalisti come chiesto dall’Europa
«L'obiettivo principale di questo disegno di legge - ha sottolineato la relatrice Rosanna Filippin (Pd) - è l'eliminazione della pena detentiva per i giornalisti responsabili del reato di diffamazione, richiesta che ci è stata manifestata in tutti i modi da parte dell'Europa, che considera ormai questa punizione arcaica e non più rispondente ai diritti di opinione e di informazione esistenti nel mondo reale». La pena detentiva viene sostituita con una pena pecuniaria. «Su questo - ha detto Filippin - sono state espresse critiche. Ricordo a tutti, però, che la pena pecuniaria prevista nel testo prevede un massimo di diecimila euro, senza indicare un importo minimo di partenza. La determinazione della pena pecuniaria è lasciata alla discrezione del giudice, che dovrà calcolarla sulla base della diffusione della notizia e delle conseguenze che essa ha avuto».

Interdizione della professione sono in caso di recidiva

L'interdizione dalla professione giornalistica per sei mesi, inoltre, scatterà solo in caso di recidiva “reiterata”, e non “semplice” come previsto fino a ora. Il ddl introduce anche il diritto all'oblio e quello di rettifica. Per il primo, l'interessato può chiedere ai siti web e ai motori di ricerca l'eliminazione dei contenuti diffamatori e in caso di rifiuto può chiedere al giudice di ordinare la rimozione.

Rettifica entro due giorni dalla ricezione
Per quanto riguarda la rettifica, invece, deve essere pubblicata gratuitamente entro due giorni dalla ricezione della richiesta, senza risposta, senza commento e senza titolo e menzionando titolo, data e autore dell'articolo da rettificare. L'obbligo di rettifica vale per quotidiani, periodici, agenzie di stampa, per le testate giornalistiche online, che invieranno la rettifica agli utenti che hanno avuto accesso alla notizia cui si riferiscono. La rettifica non va pubblicata se hanno contenuto suscettibile di incriminazione penale o se sono documentalmente false.

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