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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2014 alle ore 17:03.
L'ultima modifica è del 30 ottobre 2014 alle ore 17:06.

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La campagna abbonamenti delle squadre partecipanti al campionato di serie A 2014/15 registra un calo del 6% rispetto alla stagione precedente. Circa 18mila tessere in meno per un totale di 280.534 abbonamenti sottoscritti rispetto ai 298mila della stagione precedente. Numeri in qualche modo prevedibili, frutto della perdurante recessione che ha ridotto il volume delle spese voluttuarie delle famiglie (con un Pil diminuito di quasi il doppio) e di stadi che, a parte poche eccezioni, non fanno certo dell'ospitalità e della comodità le loro cifre distintive. Ma tutto sommato il disastro è stato evitato. Anche perchè quasi tutte le contrazioni sono addebitabili a tre club (Napoli, Lazio e Milan) e hanno ragioni diciamo così più “contingenti” che strutturali. Questo non significa però che l'allarme rosso non sia scattato per il Calcio italiano Spa. Anzi, è suonato da fin troppo tempo perchè si possano riconoscere attenuanti.

Al calo generalizzato delle tessere fanno da contraltare anzitutto le neopromosse. Cesena ed Empoli, sull'onda dell'entusiasmo per il ritorno in serie A, hanno segnato il nuovo record di abbonamenti: i romagnoli hanno chiuso la campagna abbonamenti a quota 12.308 tessere, mentre per i toscani il traguardo tagliato in questa stagione è di 6201 abbonati. L'altra neopromossa, il Palermo, ha più abbonati rispetto all'ultimo anno in serie A (9714 contro 9286) ma ottiene il secondo peggior risultato dal ritorno in massima serie nel 2004.

Sul podio delle big si riconferma la Juventus che ha staccato anche in questa stagione 28mila tessere. Il club bianconero con lo Stadium riesce anche quest'anno a vendere tutti gli abbonamenti, dovendo lasciare liberi per la vendita per i singoli match una quota di tagliandi. La Juventus peraltro “soffre” in qualche modo l'approccio culturale italiano per cui gli abbonamenti devono essere scontati rispetto al prezzo complessivo ottenibile dalla cessione dei biglietti dei 19 match casalinghi. In Premier, invece, è normale che gli abbonamenti costino di più della somma dei singoli tagliandi dell'intera stagione in quanto l'abbonato è disposto a pagare un surplus pur di assicurarsi i posti allo stadio per tutto l'anno (non essendoci una copertura televisiva totale del campionato).

Sorride anche l'Inter che ufficialmente non ha ancora chiuso la sua campagna. Ma i risultati sono in linea con quelli della scorsa stagione, intorno a quota 27mila. Il club nerazzurro contende alla Roma il secondo posto sul podio dei club più seguiti, avendo registrato più di 26mila abbonamenti. Segno positivo anche per il Torino, il cui ritorno in Europa League ha fatto da traino per questa stagione. I granata, nonostante gli addii di Immobile e Cerci, hanno chiuso la campagna abbonamenti a quota 10.071.

Il bilancio della serie A è influenzato tuttavia soprattutto dai crolli di Milan (19.333 abbonati), Napoli (8.200 abbonati circa) e Lazio (17.133 abbonati), dovuti alla delusione delle rispettive tifoserie per una campagna acquisti non all'altezza delle aspirazioni e nel caso del club di Aurelio De Laurentiis per il mancato accesso alla Champions League. I tre team hanno subito una perdita complessiva di quasi 14mila abbonamenti rispetto a un anno fa. In calo anche gli abbonati per l'Udinese (dato influenzato dai lavori di ristrutturazione dello stadio Friuli che hanno ridotto la capienza dell'impianto) e per il Parma, che scende sotto le diecimilia tessere stagionali. La stagione positiva dell'Hellas Verona, poi, non è bastata a confermare i circa sedicimila abbonati dello scorso anno (scesi a 14.107), mentre Sassuolo, Fiorentina e Atalanta mantengono pressoché invariati i loro numeri.

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