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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2014 alle ore 16:03.
L'ultima modifica è del 30 ottobre 2014 alle ore 19:32.

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L'economia cresce, ma la popolarità del presidente Barack Obama è piuttosto bassa. Sembra essersi interrotto il legame tra l'andamento dell'economia e il consenso per l'Amministrazione federale, al punto da mettere in forse anche la vecchia regola, abbastanza rispettata nel tempo, secondo la quale un calo della disoccupazione dà una relativa certezza al partito del presidente uscente– se non a lui stesso in questo caso non candidabile – di veder rieletto un suo candidato.

Le aspettative tradite
Cosa è accaduto? Sono molte le cause della disaffezione degli americani per Obama, e alcune sono tutte politiche. Obama ha giocato tutto sulla creazione delle aspettative, che a volte possono davvero essere più importanti delle politiche concrete, purché si conservi credibilità. Se la politica è l'arte del possibile e nessun programma ambizioso può mai essere rispettato totalmente, occorre comunque che i leader mostrino di perseguire gli obiettivi con tenacia. Obama – salvo sorprese, che non possono essere escluse, negli ultimi due anni di mandato – non può più farlo: le aspettative create con la sua elezione sono andate persino al di là di quanto il presidente volesse, gli americani si aspettavano un nuovo patto sociale, ma l'Amministrazione ha fatto molto poco. Ha varato Obamacare, l'ampliamento del sistema sanitario pubblico, ma non è piaciuto anche a molti tra coloro che erano favorevoli.

Giovani disoccupati
E l'occupazione in crescita, la ripresa moderata ma stabile, l'uscita definitiva dalla crisi? Non ingannino i numeri. Gli Stati Uniti, visti da una prospettiva europea, sono in una posizione invidiabile, ma gli americani non sono contenti. È vero, la disoccupazione è calata al 5,9%, ma a fine 2013 – l'ultimo dato disponibile – solo il 72,5% degli americani in età di lavoro aveva o cercava attivamente un'occupazione: è un numero piuttosto basso, il minimo dal 1980. Per i più giovani – 15-24 anni – la partecipazione era intanto ai minimi dal 1963, al 54,8%, e il 45% che non lavorava non era composto da persone che continuavano tutte a studiare: il numero degli scoraggiati è alto anche negli Usa, dove la disoccupazione giovanile è ancora al 13,5%, sia pure in calo dal 19,5% di agosto 2010, contro una media storica (dal ’55) del 12,3 per cento.

Part time indesiderato
Il malessere del mercato del lavoro non finisce qui. Negli Stati Uniti le protezioni al posto di lavoro sono limitate – e dipendono da stato a stato, da azienda ad azienda – ma il precariato è considerato un'anomalia. Nell'attuale situazione, molte persone chiedono un lavoro a tempo pieno, ma trovano solo un'occupazione part-time. Questo disallineamento tra domanda e offerta è considerato un problema, per esempio dalla Federal reserve che anche per questo motivo continua a mantenere una politica monetaria molto espansiva (malgrado la fine del quantitative easing, gli acquisti di titoli sul mercato), anche se la crescita appare quantomeno stabile.

Distruzione di capitale umano
È anche a livelli molto alti il numero delle persone che cercano attivamente lavoro da più di sei mesi, o un anno, e non lo trova. Anche la disoccupazione di lungo periodo è considerata un'anomalia, perché distrugge capitale umano: più passa il tempo, più le competenze delle persone si perdono e più le aziende sono disincentivate ad assumerle. Un fenomeno che negli ultimi tempi si è particolarmente accentuato.

Problemi strutturali
Se la Federal reserve, che in fondo deve occuparsi di questioni monetarie, è preoccupata, a maggior ragione dovrebbe esserlo la politica, e l'Amministrazione in particolare. Una buona parte dei problemi dell'occupazione americana sono strutturali: negli Stati Uniti più che altrove, c'è un forte disallineamento tra le competenze offerte dai lavoratori e quelli richiesti dalle aziende (che cercano invano, per esempio, muratori e camionisti, non solo superlaureati…). Un problema che richiederebbe politiche molto ben disegnate, e non sempre immediate nei loro effetti. Obama non può vantare, sotto questo punto di vista, risultati incoraggianti e le urne del mid-term potrebbero registrare questo scontento.

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