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Questo articolo è stato pubblicato il 30 ottobre 2014 alle ore 06:39.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
Da più di quattro mesi l'Ucraina non riceve più gas dalla Russia, e ora neppure l'emergenza inverno riesce a facilitare un accordo per la ripresa delle forniture. L'ultimo tentativo, ieri a Bruxelles, ha protratto fino a tarda notte le trattative tra russi, ucraini e mediatori europei, che soltanto questa mattina comunicheranno l'esito dei loro sforzi. Mentre da Kiev arrivano inquietanti i primi segnali di attrito tra il premier Arseniy Yatsenyuk - primo alle elezioni parlamentari di domenica - e il presidente Petro Poroshenko. Il partito di quest'ultimo, il Blocco Poroshenko arrivato secondo a un soffio dal Fronte popolare di Yatsenyuk, sarebbe l'alleato naturale per costituire in Parlamento una solida maggioranza riformatrice e filoeuropea. Ma la sospetta rivalità tra i due uomini, oltre alle divergenze sul piano di pace per l'Est, potrebbe complicare ancora di più la ricerca di soluzioni alle sfide che l'Ucraina ha di fronte, a partire proprio dalla crisi energetica.
«Il nostro obiettivo è trovare un accordo preliminare per un pacchetto valido per l'inverno che assicuri la sicurezza delle forniture di gas russo all'Europa attraverso l'Ucraina fino a tutto il marzo 2015 - ha detto ieri il commissario all'Energia Günther Oettinger prima dell'inizio del nuovo round di trattative -. Le possibilità di raggiungere un'intesa sono al 50%». Sul tavolo dei negoziati ieri due problemi ancora insoluti: il versamento dei debiti arretrati ucraini e il pagamento anticipato di gas: Mosca non intende più far credito.
Nelle scorse settimane era stato trovato un accordo di massima sul prezzo, ma per far ripartire i flussi la Russia chiede garanzie europee sul pagamento di 1,45 miliardi di debiti pregressi e di altri 1,6 miliardi di anticipo per le forniture previste tra novembre e dicembre. Gazprom sa che a Kiev mancano i mezzi per pagare, senza un aiuto dall'Occidente. E in mancanza di un'intesa, c'è il rischio che l'Ucraina si lasci tentare e sottragga gas in transito verso la Ue attraverso il suo territorio.
Si calcola che il 15% del gas consumato dai Ventotto passi dall'Ucraina. E la possibilità che la Ue torni a essere coinvolta direttamente con le sue forniture si va ad aggiungere all'impatto che le sanzioni imposte alla Russia dopo l'annessione della Crimea, seguite da contromisure russe, stanno avendo sulle economie europee, oltre che su quella russa. Due giorni fa i rappresentanti permanenti dei Ventotto hanno fatto una analisi della situazione, confermando le misure sanzionatorie.
«C'è stato consenso per non modificare nulla», ha detto un diplomatico. In questa occasione la Commissione ha spiegato che le sanzioni stanno pesando «in modo significativo» sull'economia russa. La stima di impatto oscilla tra lo 0,6% del prodotto interno lordo nel 2014 e l'1,1% del Pil nel 2015. Viceversa, l'impatto sull'economia europea nel suo insieme dovrebbe rimanere «contenuto», con una riduzione del Pil dello 0,2-0,3% nel 2014 e nel 2015.
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