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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2014 alle ore 17:58.
L'ultima modifica è del 31 ottobre 2014 alle ore 18:14.

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Reato prescritto per l'ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola in relazione alla vicenda della compravendita di un appartamento vicino al Colosseo. Lo ha deciso la seconda Corte d'Appello di Roma.

In primo grado era stato assolto
L'ex ministro, nel gennaio scorso, in primo grado era stato assolto dal Tribunale di Roma dall'accusa di finanziamento illecito in relazione all'acquisto e alla ristrutturazione di un appartamento con vista sul Colosseo. Claudio Scajola, che proprio per questa vicenda si era dimesso da ministro nel corso del governo Berlusconi, il 27 gennaio scorso era stato assolto dal giudice monocratico di Roma con la formula «perché il fatto non costituisce reato».

Il procuratore generale aveva chiesto tre anni di reclusione
La dichiarazione di intervenuta prescrizione è stata emessa dalla seconda corte di appello di Roma, presieduta da Luigi Luca. Il procuratore generale, Otello Lupacchini, aveva invece chiesto la condanna di Scajola a tre anni di reclusione.

La vicenda
L'appartamento con vista sul Colosseo era stato acquistato nel 2004 per 1 milione e 700 mila euro. Cifra che, secondo l'accusa, era stata pagata per 600 mila euro da Scajola e per il resto dal costruttore Diego Anemone, quest'ultimo già coinvolto nell'inchiesta dei lavori del G8. Anemone per l'accusa avrebbe pagato anche i lavori di ristrutturazione dell'appartamento di Scajola. In primo grado per il costruttore Anemone era stata dichiarata la prescrizione mentre oggi in appello la sua posizione è stata stralciata per una mancata notifica. L'ex ministro Scajola era presente in aula ed è attualmente agli arresti domiciliari per un'ordinanza della Procura di Reggio Calabria.

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