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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2014 alle ore 07:33.

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RIO DE JANEIRO. Dal nostro inviato

L'aria di Rocinha, la principale favela della città, sa di mare, gasolio e frutta troppo matura. Violenza, droga, polizia corrotta e intimidazioni sono verità acclarate. Meno conosciuta è la normalità di questi agglomerati urbani, una periferia che invece di crescere ai bordi della città cresce dentro. Non finisce mai di muoversi, modificarsi, stratificarsi. Forse 150mila abitanti, forse di più, nessuno potrà mai censire con esattezza la popolazione di Rocinha, un inferno urbanistico con una vista paradisiaca su una delle baie più belle del mondo.
Si sale a piedi, in viuzze strette e affollate di persone che trasportano borse, scatole, pacchi e paccottiglia. Rocinha pare un quadro naif. Sgorga vitalità, con un'offerta di servizi formali e informali che compete con quelli della città patinata. Eventi culturali, sexy shop delivery, scuole abbigliamento e cosmetici, studi dentistici, avvocati e veterinari. Non manca niente.
Tatiana, un'esuberante ragazzona con eccellenti doti di venditrice, sorride quasi a compatire la sorpresa di chi vede in vetrina Dolce & Gabbana, Roxy, La Coste e Polo Ralf Lauren. «Quanto vendiamo? Moltissimo, il venerdì e il sabato, il negozio si riempie fino all'inverosimile».
Nei negozi di telefonia c'è tutto, Blackberry, iPhone, portatili di ogni fascia di prezzo, con vari operatori tra cui Tim. Si riparano tv e computer, tanti giovani "smanettoni" propongono servizi di ogni genere e alcuni di loro sono il back office delle startup brasiliane che fatturano 30-40milioni di dollari all'anno. Mobi, Afilio, Lets, Predica, Wine, Vitrinepix, ObaOba, Hagah sono solo alcune delle imprese brasiliane citate da Javier Santiso, presidente dell'Ocse Emerging market network e docente al Mit. L'inventore di Kinect, il prodotto di eccellenza di Microsoft, è un brasiliano, di Rio. Insomma da Copacabana al Nasdaq.
Spesso si crede - spiega Fernando Barbosa, coordinatore di una Ong portoghese - che nelle favelas viva solo gente povera. Secondo un'inchiesta dell'Istituto Pereira Passos, tra il 6 e l'8% degli abitanti delle favelas appartiene alla classe media brasiliana e dispone di un introito che si aggira attorno ai 2.500 dollari al mese. E il reddito complessivo delle favelas di Rio - che rappresentano un terzo della popolazione carioca - si situa tra i 3 e i 6 miliardi di dollari all'anno.
Ecco perché le favelas sono diventate un mercato attraente anche per le catene di supermercati, palestre e boutique. E banche, naturalmente. Proprio a Rocinha sono operative tre succursali delle principali banche del Brasile.
Esiste anche qui una stratificazione sociale, le baracche slabbrate dalla miseria che paiono uscire dai racconti di Jorge Amado e da altri grandi della letteratura brasiliana. E poi casette decorose abitate da normali lavoratori con una discreta capacità di spesa.
Anche per questo ai favelados, agli abitanti delle favelas, si sono interessati due colossi dell'hi-tech. Google e Microsoft sbarcano a Rio de Janeiro con un progetto inedito: la mappatura delle favelas. Un progetto ormai in fase attuativa che pare esser capace di generare molti utili per gli operatori e di opportunità per i favelados. L'idea è quella di fare emergere micro-realtà economiche che si possono affacciare al mercato e al tempo stesso beneficiare di servizi offerti dallo Stato brasiliano.
Tra le viuzze e le fogne a cielo aperto sono già sbarcati decine di cartografi impegnati a censire il territorio, con la concreta speranza che l'emersione dal sommerso e la presenza di attività varie su Google map costringa il governo a offrire servizi essenziali, luce, gas, acqua, smaltimento dei rifiuti. Esteban Walther, direttore marketing di Google per l'America Latina lo dice apertamente: «Il potere di collocare le favelas nella mappa e conferirle uno status di dignità virtuale, è un passo importante nell'integrazione nella città».
Rio de Janeiro è la città pilota su cui i big della tecnologia lavorano con maggiore impegno: l'obiettivo è monetizzare l'interesse di utenti cui vendere prodotti e servizi. Chi fa marketing di telefonia sa bene che nessuno rinuncia al cellulare. Neppure allo smartphone tanto che, tra le varie App spopola il corso di inglese impartito sui telefonini.
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