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Questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2014 alle ore 07:33.

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MILANO
Una finta parcella di 2 milioni e 400mila euro per convincere nel 2008 l'allora ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a dare il suo assenso a un'operazione miliardaria: l'acquisizione della società americana Drs da parte di Finmeccanica per 3,4 miliardi di euro. È partendo da questa ipotesi che la procura di Milano ha iscritto Tremonti nel registro degli indagati con l'accusa di corruzione e ha trasmesso gli atti al Tribunale dei ministri poiché il reato sarebbe stato commesso nelle funzioni di responsabile del ministero di via XX Settembre. Insieme a Tremonti sono indagati, con la stessa accusa, anche l'ex presidente di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, l'ex direttore finanziario (poi amministratore delegato) della società, Alessandro Pansa, ed Enrico Vitali, uno dei soci dello studio tributario dell'ex ministro.
L'inchiesta è partita dalla procura di Roma, dove il pm Paolo Ielo aveva raccolto nel 2010 la testimonianza del faccendiere Lorenzo Cola, utilizzato da Guarguaglini per l'acquisizione della Drs. Per questa operazione Finmeccanica avrebbe pagato a Cola una consulenza da 16,6 milioni di dollari. Davanti al pm, Cola parla di Tremonti, sostenendo che l'ex ministro era inizialmente contrario all'operazione Drs-Finmeccanica ma che poi avrebbe dato il via libera dopo la firma di un contratto di consulenza affidato da Finmeccanica allo studio tributario Vitali Romagnoli Piccardi & Associati.
L'incarico al centro dell'inchiesta viene concesso congiuntamente alla società di revisione Ernst & Young e allo studio fondato da Tremonti (l'ex ministro in quegli anni si era dimesso e ne è rientrato recentemente). Per quella consulenza, Ernst & Young incassa 1,6 milioni di euro, lo studio Vitali Romagnoli Piccardi & Associati (che oggi si chiama Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi & Associati) 2,4 milioni. Le date, per i pm, sono importanti. Il contratto di consulenza viene stipulato l'8 maggio 2008 (lo stesso giorno in cui Tremonti diventa ministro), l'acquisizione della Drs è di quattro giorni dopo, il 12 maggio. Finmeccanica, in una nota, si dichiara persona offesa e afferma che tutelerà i propri interessi se le accuse verranno confermate.
Tremonti, dal canto suo, assicura invece di non aver mai «chiesto o sollecitato nulla e in nessun modo da Finmeccanica. Ben prima di entrare nel governo, insediatosi venerdì 8 maggio 2008 – ha spiegato ieri l'ex ministro –, mi sono cancellato dall'ordine degli avvocati e sono uscito dallo studio in base ad atto notarile e perizia contabile. Ci sono rientrato solo nel 2012, un anno dopo la fine del governo, come prescrive la legge». Secondo Tremonti, «l'operazione Drs-Finmeccanica ha interessato e coinvolto la politica industriale e militare di due Stati. Come risulta dai documenti Sec e Consob, l'operazione è iniziata nell'ottobre 2007 ed è stata conclusa lunedì 12 maggio 2008. Anche seguendo il calendario, si può dunque verificare che, per la sua dinamica irreversibile e per la sua natura internazionale, l'operazione non era da parte mia né influenzabile, né modificabile, né strumentalizzabile».
Sempre ieri la sede dello studio Tremonti è stata perquisita dai carabinieri nell'ambito di un'altra inchiesta della procura di Milano. Due soci dell'ex ministro, Dario Romagnoli ed Enrico Vitali (lo stesso indagato per corruzione), sono accusati di aver riciclato i soldi di Marco Milanese, ex braccio destro di Tremonti. L'indagine nasce dalle dichiarazioni dell'imprenditore Paolo Viscione, accusato di truffa e altri reati, che aveva denunciato di aver pagato Milanese per essere protetto dalle indagini delle procure e della Guardia di Finanza e per avere informazioni riservate.
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GLI INDAGATI

L'ex ministro Tremonti
La procura di Milano ha iscritto Tremonti nel registro degli indagati con l'accusa di corruzione. L'ipotesi è una finta parcella di 2,4 milioni per convincere nel 2008 l'allora ministro dell'Economia a dare il suo assenso all'acquisizione dell'americana Drs da parte di Finmeccanica per 3,4 miliardi
Guarguaglini e Pansa
Indagati, con la stessa accusa, l'ex presidente di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, l'ex direttore finanziario (poi ad) della società, Alessandro Pansa, e Enrico Vitali, uno dei soci dello studio dell'ex ministro

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