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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2014 alle ore 08:12.

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IL BLACK OUT
A PALAZZO CHIGI
Pm Di Matteo: (...) Lei ricorda se nelle ore successive agli attentati del 28 luglio il Presidente del Consiglio Ciampi (...), anche in esito al momentaneo black aut delle linee telefoniche di Palazzo Chigiaffermò pubblicamente di avere temuto in quelle ore il verificarsi di un Colpo di Stato?
Napolitano: Mi ricordo benissimo, lo ricordo benissimo. Poteva considerarsi un classico ingrediente di Colpo di Stato anche del tipo verificatosi in altri paesi lontani dal nostro, questo tentativo di isolare diciamo il cervello operante delle forze dello Stato, blocchiamo il Governo, il Capo del Governo, l'edificio in cui vengono prese le decisioni del Governo, dopo di che possono rimanere senza guida le Forze di Polizia, le Forze dell'Ordine e questo certamente è ciò che aveva in modo particolare impressionato Ciampi e che lo aveva indotto a parlare di qualcosa che poteva essere assimilato a un tentativo o un vago progetto di Colpo di Stato.
IL PERICOLO DI ATTENTATI
Pm Di Matteo: Signor presidente, lei in quel periodo, quindi stiamo parlando del periodo in cui svolgeva le funzioni di Presidente della Camera, venne reso edotto, in qualsiasi modo le chiedo, di note informative del Servizio segreto militare che paventavano un attentato nei suoi confronti, nei confronti della sua persona, Presidente della Camera, e/o nei confronti del Presidente del Senato Spadolini?
Napolitano: Io fui informato, senza vedere carte, senza sapere di note del Sismi o di chicchessia, fui informato che c'erano voci, erano state raccolte da confidenti notizie circa un possibile attentato alla mia persona o a quella del Senatore Spadolini. (...) In quell'estate del 1993 io feci una brevissima vacanza, come da molti anni, nell'isola di Stromboli. (...) Io formalmente rifiutai un rafforzamento della scorta o comunque delle protezioni (...) Decisi di candidarmi con la nuova legge elettorale nel Collegio, erano Collegi Uninominali Fuori Grotta Bagnoli di Napoli, io chiesi formalmente a non so quale organismo competente della Polizia di non prolungare le misure di sicurezza per me, perché non ero Presidente della Camera quando andavo a fare le manifestazioni elettorali, ero un candidato alla stregua di tutti gli altri cittadini, e ne ebbi però, è documentato nell'archivio della Camera, e ne ebbi però una secca risposta negativa.
L'AUTOBIOGRAFIA
Avvocato Cianferoni (legale di Leoluca Bagarella) (...) Nella sua autobiografia, le pagine sono 279, 280, 83, lei parla di avere riscontrato una difficoltà di funzionamento quotidiano della Camera in quel periodo.
Napolitano: No, questa è un'altra...
Cianferoni: Queste sono sue parole testuali.
Napolitano: No, ma le mie parole testuali, anche se non mi sono andato a rileggere pure la mia autobiografia prima di questa udienza, comunque io ricordo molto bene di avere sostenuto allora che era diventato quasi impossibile portare avanti l'attività parlamentare perché (...) per effetto della crisi di partiti si stava rarefacendo la partecipazione all'attività parlamentare.
Cianferoni: Si vedrà, questo non è oggi che si deve dire se c'entra o non c'entra. Ad un certo punto lei si esprime come da ricorrenza di uno stato di necessità di sciogliere le Camere e di arrivare alla riforma. Se lo ricorda?
Napolitano: Sì, se vogliamo fare (...) un talk show sulla storia della Repubblica.
IL GENERALE MORI
Montalto (presidente Corte di assise di Palermo): Lei ha conosciuto, all'epoca evidentemente, non oggi, il Generale Mori e il Generale Subranni?
Napolitano: Subranni non ricordo di averlo mai conosciuto e il generale Mori o colonnello Mori l'ho conosciuto di sicuro soltanto ai margini di cerimonie a cui io partecipavo nell'esercizio di varie mie funzioni e lui egualmente partecipava. (...) Non ho mai avuto un colloquio con il generale Mori, mai.
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