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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2014 alle ore 09:11.
L'ultima modifica è del 03 novembre 2014 alle ore 09:15.

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SEUL – Una italiana arringa la folla e strappa applausi alle 120mila persone convenute al parco Yeouido, nella zona sud di Seul. È Rosa Pavanelli, Segretaria generale del Public Service International, arrivata da Ginevra a portare la solidarietà della Federazione mondiale del pubblico impiego. I manifestanti sono praticamente tutti dipendenti pubblici, affiliati a 50 diverse organizzazioni: protestano - in modo compatto, pacifico e vivace - contro la riforma delle pensioni promossa dal governo della Presidente Park Geun-hye.

Già, i dipendenti pubblici sono arrabbiati non solo in Italia o in Spagna, ma un po' ovunque, salvo, dice Pavanelli, «forse in Brasile e in Sud Africa»: «Per il resto, siamo di fronte a un attacco generalizzato al pubblico impiego», aggiunge, biasimando pubblicamente il governo sudcoreano anche per la volontà di imporre la riforma ignorando il ruolo del sindacato.

La protesta di massa è stata organizzata a cinque giorni dalla formalizzazione delle proposte del partito di governo Saenuri, indirizzate verso quanto accade appunto anche altrove: aumento delle contribuzioni, allungamento dell'età pensionabile, limitazione dei benefit. La Park vuole agire con decisione, visto che secondo le proiezioni ufficiose il sistema pensionistico pubblico richiederà più di 50mila miliardi di won (poco meno di 50 miliardi di dollari) di denaro pubblico nei prossimi 10 anni per coprire il suo deficit. In prospettiva, i dipendenti pubblici potranno andare in pensione solo al compimento del 65esimo anno di età. Gli attuali impiegati potranno mantenere vari benefit ma dovranno incrementare la contribuzione, mentre i nuovi assunti pagheranno un po' meno in contributi e avranno meno vantaggi. Si profila anche un maggior ruolo dei privati nel sistema previdenziale.

C'è da dire che nella società coreana la lotta dei dipendenti pubblici per la difesa della situazione attuale non trova sostegni diffusi, in quanto vengono considerati “privilegiati” rispetto a chi lavora nel settore privato, anche per la maggiore sicurezza occupazionale. La replica è che gli stipendi nel pubblico impiego sono più bassi. Insomma, certe dinamiche si replicano a qualsiasi longitudine. Una organizzazione – la Korea Federation of Taxpayers – ha addirittura tenuto una manifestazione di segno opposto, sotto slogan secondo cui i contribuenti – che già pagano i dipendenti pubblici – non dovrebbero dover pagare anche per il loro buco previdenziale. Dopo il rally, dal Partito Saenuri sono giunti inviti ai dipendenti pubblici a fare la loro parte di sacrifici per sostenere una economia dove – anche qui come altrove – sta crescendo la disoccupazione (specialmente giovanile) e il precariato.

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