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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2014 alle ore 21:29.
L'ultima modifica è del 04 novembre 2014 alle ore 09:27.

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Giorgio Squinzi (Imagoeconomica)Giorgio Squinzi (Imagoeconomica)

«Non è una manovra propriamente espansiva», ma comunque «segna una svolta». Cauto ottimismo nella giudizio di Confindustria sulla legge di Stabilità 2015. Per il presidente Giorgio Squinzi finalmente «si alza il piede dal freno» dell'economia, ma nell'impossibilità «di spingere sull'acceleratore», tutto dipenderà dalla capacità della legge di bialncio di far ripartire i consumi interni, evitando «l’ulteriore restrizione della domanda in un'economia che ancora non è uscita dalla lunga recessione e che ha sperimentato un deterioramento della fiducia e delle aspettative di famiglie e imprese».

I pilastri della ricetta di Confindustria: costo lavoro, debiti Pa, investimenti
Alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il leader degli industriali segnala come positive le misure sul bonus Irpef, il taglio dell'Irap per le imprese e l'azzeramento dei contributi per i neo assunti. Male invece il fronte degli investimenti, dove manca «un'azione decisa». Per il rapido rilancio del Paese, la ricetta suggerita da Squinzi ai parlamentari si basa su tre pilastri: «Taglio del costo del lavoro, per aumentare la competitività; iniezione di liquidità con i pagamenti dei debiti della Pa, per contrastare il credit crunch; e l'aumento degli investimenti pubblici, per sostenere la domanda interna (e con effetti positivi sulla competitività)». La legge di Stabilità appena varata - riconosce Squindi - «interviene sul costo del lavoro. Sui pagamenti della pubblica amministrazione si è molto lavorato e c'è qualcosa anche in questo disegno di legge, sebbene non mi pare si sia giunti ancora alla soluzione definitiva. Manca, invece, un'azione decisa sugli investimenti».

Sbagliate tassazione fondi pensione e misure sulle partecipate
Tra le cose sbagliate della manovra Squinzi cita l'incremento, con efficacia retroattiva, della tassazione dei fondi pensione, «che sottrae risorse potenzialmente impiegabili nell'economia reale». Da bocciare anche le misure sulle partecipate, «assolutamente insoddisfacenti», e lontane dal garantire le risorse necessarie «da impiegare in maniera piu' produttiva», favorendo anche «un migliore funzionamento dei mercati su cui tali società, spesso impropriamente, operano.

Il freno ai consumi delle clausole di salvaguardia
Passando poi al nodo delle cooperture, Squinzi ricorda alle commissioni la necessità di prestare attenzione alle clausole di salvaguardia, «che sono legate alla necessità di rendere credibile il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica nel 2016 e 2017». Queste «potranno essere cambiate in base alle condizioni economiche e politiche, italiane ed europee, che esisteranno tra un anno. Ma - spiega Squinzi - rischiano di mantenere alta l'incertezza sulle prospettive future, frenando così consumi e investimenti». Da un punto di vista quantitativo le riduzioni di spesa sono invece «importanti», anche «se non si puo' ancora parlare di un'ampia e vera spending review.

Sciogliere nodo della tassazione sugli immobili d’impresa
Tra i punti dolenti anche l’annosa questione della tassazione degli immobili di impresa. Il ritardo con cui si prospetta «un intervento organico di razionalizzazione e riduzione» di questa imposta «non incoraggia gli investimenti privati», incalza Squinzi, sollecitando una soluzione ormai non «più procrastinabile». La situazione ha infatti «assunto connotati paradossali: le imprese, oltre a Imu, Tasi e Tari, sugli immobili pagano anche una “patrimoniale sui macchinari”. Occorre agire con determinazione, perché queste imposte non colpiscono rendite ma fattori produttivi, il cui reddito è già tassato, e sono dovute anche quando l'impresa è in perdita».

Ognuno faccia la propria parte, non scaricare peso manovra su cittadini
A preoccupare gli industriali è anche un rischio segnalato più volte nel corso delle audizioni della giornata: che le Aurtonomie, messe in ginocchio dal taglio delle risorse statali, decidano non di avviare una seria spendinding review ma di inasprire le tasse locali con un danno immediato per i cittadini. No quindi alla tentazione di «scaricare il peso cui cittadini», ma cercare di fare «tutti la propria parte». Per Confindustria «la priorità era e resta la crescita, unica via per creare lavoro per dare risposte concrete e non populistiche ai cittadini». Occorre «mettere al centro l'economia reale che ha nel manifatturiero il cuore pulsante», perchè «senza imprese non c'è futuro e sviluppo».

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