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Questo articolo è stato pubblicato il 04 novembre 2014 alle ore 11:00.
L'ultima modifica è del 04 novembre 2014 alle ore 14:36.

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Jyriki Katainen e Matteo RenziJyriki Katainen e Matteo Renzi

BRUXELLES (dal nostro corrispondente) - La Commissione europea ha avvertito stamani che il disavanzo italiano è destinato a raggiungere quest'anno il 3,0% del prodotto interno lordo. Torna quindi all'orizzonte il rischio di una procedura per deficit eccessivo. L'esecutivo comunitario, che parla di “fragile ripresa” l'anno prossimo, ha inoltre rivisto al ribasso le stime di crescita nel 2014 e nel 2015. A livello di zona euro, la Commissione considera “piuttosto improbabile” una esplicita deflazione.

«Dopo una ulteriore contrazione dell'economia nel 2014, l'accelerazione della domanda esterna dovrebbe consentire una fragile ripresa nel 2015», si legge in un rapporto pubblicato stamani qui a Bruxelles. La Commissione europea prevede una contrazione dell'economia italiana dello 0,4% quest'anno. La precedente previsione, che risale a maggio, era di una crescita dello 0,6%. La stima è più o meno in linea con quella di altre organizzazioni internazionali.

Nel 2015, Bruxelles prevede invece una crescita dello 0,6 per cento. Il dato è simile a quello del ministero dell'Economia, ma più ottimista della previsione dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che punta ad appena lo 0,1 per cento. Nel 2016, l'economia dovrebbe espandersi dell'1,1 per cento. Sul fronte del bilancio, la Commissione è particolarmente pessimista: prevede un deficit del 3,0% del Pil quest'anno e del 2,7% del Pil nel 2015 (i dati di maggio erano rispettivamente 2,6 e 2,2%).
Bisognerà aspettare l'analisi approfondita della Finanziaria del 2015 per capire se Bruxelles chiederà nuove misure di risanamento all'Italia. Nel prendere la decisione, la Commissione dovrà tenere conto anche dell'andamento economico e delle riforme strutturali.

Ciò detto, nel rapporto pubblicato stamani, l'esecutivo comunitario lascia intravedere il suo giudizio. Prima di tutto, imputa in particolare il calo del disavanzo tra il 2014 e il 2015 a una diminuzione della spesa per interessi.

Inoltre, nota che il deficit strutturale è praticamente stabile tra il 2014 e il 2015. Prevede un leggero calo tra quest'anno e l'anno prossimo (dallo 0,9 allo 0,8% del Pil) e poi però un nuovo aumento all'1,0% del Pil nel 2016. Le regole europee prevedono una riduzione del disavanzo strutturale di almeno lo 0,5% del Pil. «In termini nominali, la spesa primaria dovrebbe salire leggermente», precisa sempre l'esecutivo comunitario, che nota con sentimenti contrastanti i tagli alla spesa.
Sottolinea, per esempio, che la spesa corrente «è destinata a salire principalmente a causa delle misure di sostegno al reddito e dell'aumento della copertura dei benefici di disoccupazione». A conti fatti, è più che possibile che Bruxelles chieda all'Italia nuove misure di risanamento quando entro fine novembre pubblicherà la sua opinione sulla Finanziaria 2015. Roma ha accettato di adottare ulteriori misure pur di evitare la bocciatura d'emblée del testo, ma potrebbero non bastare.

Più in generale, nel suo rapporto autunnale, la Commissione prevede una crescita nella zona euro dello 0,8% quest'anno e dell'1,1% l'anno prossimo. «I rischi per la crescita continuano a essere al ribasso», si legge nella relazione, «a causa di tensioni geopolitiche, fragilità dei mercati finanziari, e rischi legati a una adozione incompleta delle riforme strutturali». A livello di zona euro, Bruxelles non si aspetta «una esplicita deflazione». L'inflazione è prevista allo 0,5% nel 2014 e allo 0,8% nel 2015.

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