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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2014 alle ore 10:29.

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Angela Merkel e David Cameron (Ap/LaPresse)Angela Merkel e David Cameron (Ap/LaPresse)

LONDRA - L'immigrazione dall'Unione europea porta ricchezza alla Gran Bretagna: uno studio degli economisti di University College London (Ucl) rivela che negli ultimi dieci anni i cittadini Ue che si sono trasferiti oltre Manica hanno dato un contributo netto di 20 miliardi di sterline. I cittadini dei dieci Paesi dell'Est Europa che hanno aderito alla Ue nel 2004, in particolare, hanno pagato tasse per 5 miliardi di sterline.

I risultati dello studio sono in netto contrasto con le affermazioni di Ukip, il partito che chiede un'uscita immediata dalla Ue, che gli immigrati europei vivono di sussidi statali e sono un peso per lo Stato britannico. In seguito alla crescente popolarità di Ukip, anche il partito conservatore al Governo ha assunto toni più aspri sull'immigrazione. Il premier David Cameron ha detto di voler porre limiti al numero di immigrati dalla Ue, entrando in rotta di collisione con Bruxelles e provocando le critiche del cancelliere tedesco Angela Merkel, che ha avvertito che il principio della libera circolazione delle persone e dei lavoratori «non è negoziabile».

Lo studio di Ucl, The Fiscal Impact of Immigration to the Uk, pubblicato nell'Economic Journal, è confermato dall'Office for National Statistics, i cui dati rivelano che il tasso di disoccupazione è più basso tra gli immigrati Ue che tra i cittadini britannici. Tra i polacchi, tanto criticati dai tabloid britannici, è il più basso in assoluto.

Gli autori dello studio Ucl, Christian Dustmann e Tommaso Frattini, spiegano anche come la Gran Bretagna sia il Paese europeo che attrae più immigrati laureati e altamente qualificati. L'economia in ripresa e un mercato del lavoro dinamico e flessibile rendono il Regno Unito una vera e propria calamita per i talenti stranieri. Oltre il 60% degli immigrati Ue ha una laurea, contro il 24% dei lavoratori nati in Gran Bretagna. Per creare lo stesso livello di “capitale umano” il Regno Unito dovrebbe spendere 6,8 miliardi di sterline per istruire i propri cittadini, secondo i calcoli di Ucl.

Sir Andrew Green, presidente di Migration Watch, organizzazione che chiede limiti all'immigrazione, ha criticato lo studio di Ucl, dicendo che i dati non tengono conto di alcuni fattori cruciali, come «l'immenso peso sui servizi, dalle scuole alla sanità, causato dal crescente numero di immigrati. Gli svantaggi sono di gran lunga superiori alle tasse che pagano, che equivalgono a 1 sterlina a settimana per ogni cittadino britannico».

Lo studio di Ucl offre però anche un appiglio a chi vorrebbe chiudere le frontiere: mentre gli immigrati dalla Ue danno un contributo netto all'economia britannica, lo stesso non si può dire per i cittadini di altri Paesi. Gli immigrati extra-Ue sono infatti costati 118 miliardi di sterline negli anni tra il 1995 e il 2011.

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