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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2014 alle ore 11:18.
L'ultima modifica è del 05 novembre 2014 alle ore 11:20.

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Sconfitti senza appello nella battaglia per il rinnovo del Congresso, i democratici americani incassano qualche vittoria su alcuni dei cavalli di battaglia del partito e del presidente Obama. Ieri, oltre che per eleggere la Camera e un terzo del Senato, gli statunitensi hanno votato anche 147 referendum: tra i principali temi sul tavolo, l’aumento del salario minimo e i controlli sulla vendita di armi. Insomma, bocciato il presidente ma non le linee politiche del partito, non tutte perlomeno.

Salari minimi più alti
I cinque Stati chiamati a esprimersi sul salario minimo hanno tutti votato a favore: in Arkansas, South Dakota e Illinois (qui il referendum è consultivo), come pure nelle roccaforti repubblicane dell'Alaska e del Nebraska. Il risultato è che l'Arkansas alzerà il salario minimo orario dagli attuali 7,25 dollari (il minimo federale) a 7,50 all'inizio del prossimo anno, per poi alzarlo di altri 50 centesimi nel 2016 e ancora nel 2017; il Nebraska lo porterà a 8 dollari il prossimo anno e a 9 dollari nel 2016. In South Dakota, l'aumento sarà dagli attuali 7,25 a 8,50 dollari all'ora il prossimo anno; qualsiasi futuro aumento, poi, sarà legato all'inflazione. In Illinois, gli elettori hanno votato a favore dell'aumento da 8,25 a 10 dollari all'ora, a gennaio (ma la loro opinione non è vincolante).
Da quando il presidente Obama ha chiesto al Congresso di alzare il salario minimo orario federale (7,25 dollari) a 10,10 dollari, 13 Stati e il District of Columbia hanno fatto da sé con aumenti che daranno benefici a 7 milioni di lavoratori entro il 2017, secondo la Casa Bianca.

Controlli sulle armi
Lo Stato di Washington ha votato a favore del background check universale, ovvero l'obbligo di presentare un documento contenente tutte le informazioni personali al momento di acquistare un'arma da fuoco. Ha votato sì il 60% degli elettori. La battaglia vede tra i suoi sostenitori anche l'ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, e il fondatore di Microsoft, Bill Gates.

Libera Cannabis
La capitale americana si è pronunciata a favore della legalizzazione della cannabis per finalità ricreative, seguendo quella che ormai è una tendenza diffusa su gran parte del territorio nazionale. Gli abitanti di Washington, con questo referendum, hanno ottenuto il diritto a detenere 57 grammi di marijuana e a coltivarsi in giardino o sul terrazzo un massimo di sei piante. Stesso esito per referendum analoghi nell'Oregon e in Alaska. Ma i proibizionisti promettono battaglia. E in Florida, una misura per consentire l'uso terapeutico della marijuana, già adottata in 23 Stati, è stata bocciata, seppur di poco. John Morgan, avvocato e sostenitore del candidato democratico, e sconfitto, Charlie Crist, aveva speso 3,8 milioni di dollari a favore del referendum.
La legislazione federale vieta il consumo, la vendita e il possesso di cannabis, ma diversi Stati hanno già scelto la depenalizzazione totale o parziale.

Aborto
Infine, in Colorado e in North Dakota sono stati bocciati i referendum che puntavano a proibire l'aborto, proponendo di riconoscere il feto come persona.

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