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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2014 alle ore 08:38.
L'ultima modifica è del 06 novembre 2014 alle ore 10:09.

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Eni si aggiudica il primo gradino del podio nell'edizione 2014 di «Trasparency in Corporate Reporting», l'indagine di Trasparency International su 124 multinazionali quotate in Borsa. Il report analizza il grado di trasparenza dei big internazionali secondo tre macro-criteri: programmi anti-corruzione, trasparenza sull'organizzazione e pubblicazione dei dati finanziari delle attività svolte all'estero. L'indagine fa riferimento ai numeri a disposizione nell'ottobre 2013.

Eni ha incassato un punteggio finale di 7,3/10, seguito dal 6,7 di Vodafone e il 6,6 di Statoil. Quasi il doppio della media: 3,8 /10, con 101 paesi sotto la soglia minima del 5 e 90 società che si mantengono “silenziose” su tutto quello che riguarda il pagamento delle tasse all'estero. L'altra italiana nell'indagine, Enel, è alla posizione numero 24. Massimo Mantovani, Chief legal and regulatory affairs di Eni, ha accolto il risultato come «un importante riconoscimento internazionale degli sforzi che Eni applica in ambito anticorruzione e trasparenza. Come società stiamo investendo moltissimo in questo settore e i risultati iniziano a farsi sentire». Secondo Mantovani, la trasparenza resta «un tema centrale per lo sviluppo dell'attività industriale per la nostra reputazione internazionale. Occorre non confondere le possibili condotte di alcuni dipendenti infedeli con l'adeguatezza di un sistema di controllo ormai di riferimento a livello internazionale»

Il colosso fondato da Enrico Mattei è trainato ai vertici dalla buona performance in due categorie su tre. Bene le strategie anti-corruzione (96%) e la cosiddetta “trasparenza organizzativa”, le informazioni su imprese controllate e collegate alla casamadre: il punteggio è di 100%, miglior valutazione nel ranking. Meno brillante il “country-by-country reporting”, la pubblicazione di dati finanziari sulle operazioni svolte nei singoli paesi. Eni viaggia sul 22%, comunque sopra a una media generale di appena il 6%. La maglia nera del caso va alla Cina: nessuna azienda della Repubblica Popolare ha reso noto i risultati delle attività dissemiante in quasi 60 paesi esteri.

E nel resto del mondo? L'indice offre uno spaccato “geografico” sulle abitudini dei colossi internazionali. I gruppi del Regno Unito brillano per contrasto a corruzione e trasparenza sui risultati finanziari all'estero, spinte all'insù da una Vodafone che si conferma unica società sulle 124 del report a non scendere mai sotto una valutazione della 50%. Le aziende dell'euro-zona fanno bene su trasparenza dell'organizzazione, con punteggio medio del 54% e 8 società fra le prime 10 nella categoria. Peggio del previsto Asia e America. Cina e Giappone si dividono i bassifondi del ranking, con ben 8 società in lizza le peggiori 10 su scala mondiale. Gli Stati Uniti non fanno meglio se si parla di trasparenza nell'organizzazione: punteggio medio del 24% e giganti come Apple, Google, Citigroup e McDonald's relegati agli ultimi gradini della classifica.

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