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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2014 alle ore 13:20.
L'ultima modifica è del 05 novembre 2014 alle ore 21:58.

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Decreto Sblocca Italia, al Senato il governo ha incassato la fiducia n. 29 con 157 voti favorevoli e 110 no. Dopo il via libera di palazzo Madama il provvedimento, già approvato dalla Camera e in scadenza l’11 novembre, è legge. La giornata ha visto il M5S Stelle al centro delle polemiche, con i senatori grillini mobilitati (insieme ai colleghi di Sel) contro il decreto in generale e le misure sulle trivellazioni pretrolifere in particolare. Una prima bagarre parte quando la ministra per le Riforme Boschi chiede il voto di fiducia impedendo la messa in votazione della richiesta di M5S di non passaggio agli articoli.

Caos in aula, Calderoli dispone il “voto dal posto”
In prima serata, dopo le dichiarazioni di voto, al momento della prima chiama, nuova tensione tra i banchi quando i senatori grillini, protestando contro il decreto con le mani sporche di petrolio, hanno impedito più volte il passaggio ai senatori per il voto, costringendo il presidente di turno Roberto Calderoli prima a sospendere la seduta, poi a di far votare la fiducia ai senatori dal loro posto nell'emiciclo. Il senatore M5s Sergio Puglia, richiamato all'ordine, si è sdraiato sui banchi dell'esecutivo. «Visto che c'è questo problema, così non è possibile, sospendo la chiama. Ciascuno risponderà dal proprio posto» alla chiama, ha spiegato Calderoli all’assemblea. Alla chiama dei senatori i parlamentari 5 Stelle hanno replicato con un sonoro “nooooo”.

Zanda (Pd): da M5S comportamento fascista
«I senatori M5s hanno fisicamente impedito, all'inizio della chiama, che il voto di fiducia su un importante provvedimento come lo Sblocca Italia si svolgesse secondo le regole stabilite», attacca a voto concluso il capogruppo Pd Luigi Zanda, che ricorda come ostacolare il funzionamento di un organo costituzionale e impedire il voto di fiducia «oltre ad essere contro il regolamento del Senato e a configurare un reato penale previsto dal nostro codice, è un comportamento fascista».

Le misure saltate
Dopo le 50 correzioni imposte dalla Ragioneria e recepite dalla commissione Bilancio della Camera nel testo del decreto sono saltate l'Iva al 4% sui lavori in casa e l'estensione della defiscalizzazione alle autostrade in esercizio, mentre torneranno all'esame del Cipe (oltre che della Ue) le modifiche alle convenzioni e ai piani economici delle concessionarie autostradali. Cancellato anche il raddoppio da 50 a 100 milioni del fondo per le calamità naturali (Genova compresa).

Le modifiche alla Camera
Il testo della Camera, sul quale il governo ha chiesto la fiducia riconferma i capisaldi del decreto del governo, a partire dai 3,9 miliardi destinati alle opere infrastrutturali considerate cantierabili, ma introduce oltre 200 modifiche che sono il frutto di un lavoro estenuante di oltre tre settimane a pieno ritmo nella commissione Ambiente guidata da Ermete Realacci. Gli emendamenti presentati sono stati 2.200, quelli votati oltre 1.200 ed è pesato l'ostruzionismo duro dei Cinquestelle.

Tempi certi per l'avvio delle grandi opere
Il decreto fissa, tra l'altro, tempi certi per l'avvio di grandi opere, come le linee ferroviarie Napoli-Bari e Palermo-Messina-Catania. Per velocizzare la realizzazione dei collegamenti ferroviari viene individuato nell'ad Fs, Michele Elia, il commissario straordinario responsabile dell'esecuzione e della correttezza dei lavori. I relativi cantieri dovranno partire entro il primo novembre 2015. Scadenze ravvicinate anche per la messa in sicurezza idrogeologica del Paese. Un emendamento presentato dal Governo nei giorni dell'alluvione di Genova assicura via libera ai cantieri delle opere connesse alle emergenze ambientali, anche in presenza di ricorsi al Tar.

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