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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2014 alle ore 18:22.
L'ultima modifica è del 08 novembre 2014 alle ore 18:25.

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Frena ancora la crescita dell'import-export cinese in ottobre e a Pechino, impegnata nella complessa partita dell'accoglienza del 25esimo Summit dell'Apec, l'Asia pacific economical cooperation, scatta subito il campanello di allarme.
La Cina corre subito ai ripari con una misura di stimolo da oltre 100 miliardi di dollari, tanto valgono infatti i 21 progetti infrastrutturali approvati dalla National development and reform commission a tamburo battente.

E questo proprio mentre il presidente Xi Jinping ne destinava altri 40 alla realizzazione di un progetto che gli sta molto a cuore, la Nuova via della Seta, in particolare quella che include una sorta di cintura interna che comprende anche il Bangladesh, la Cambogia, il Laos, la Mongolia, Myanmar, il Pakistan, il Tajikistan e le Nazioni incluse nell'Escap, un raggruppamento di Paesi minori dell'Asia centrale, più quelle che fanno parte della Shanghai Cooperation organization (Sco), una struttura create soprattutto per rafforzare la lotta al terrorismo e garantire la sicurezza dell'area.

Accanto a questa via terrestre, Xi ha varato anche la Via della Seta marittima del 21esimo secolo, che impegna molte nazioni del Sud Est asiatico, quindi una catena di porti e di vari approdi che tengono insieme diversi Paesi dell'Asean, quella decina di realta' con cui la Cina ha creato un'area di libero scambio molto dinamica, che appena il mese scorso si è deciso di migliore con un upgrade sancito nei giorni scorsi.

L'attivismo cinese con i Paesi limitrofi di terra e di mare è molto forte, al punto da spingerla a creare una serie di progetti, molti dei quali rischiano di interferire l'uno con l'altro, tutto pur di aumentare la sfera di influenza economica e quindi politica su un'area che va dall'Asia centrale al Pacifico.

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