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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2014 alle ore 13:55.
L'ultima modifica è del 09 novembre 2014 alle ore 18:01.

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Merkel Berlino (Epa)Merkel Berlino (Epa)

Gli occhi del mondo sono puntati su Berlino, che oggi festeggia i 25 anni dalla caduta del Muro che divideva l'Est dall'Ovest. Le celebrazioni, iniziate due giorni fa nel Bundestag, proseguono nella giornata dell'anniversario, con una visita di Angela Merkel a un luogo simbolo della divisione della capitale nella guerra fredda: la Bernauer Strasse, dove esiste un monumento alle vittime del confine.

«Noi abbiamo la forza di volgere le cose al bene: questo è il messaggio del Muro di Berlino», ha detto la cancelliera, che aveva trascorso la gioventù nella ex Repubblica Democratica tedesca. «Il muro ha dimostrato che i sogni possono diventare realtà - ha continuato - e noi vogliamo condividere questo messaggio con i nostri Partner nel mondo».

Tra i personaggi salutati con un’ovazione dal pubblico spiccano l'ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov e l'ex leader polacco di Solidarnosc Lech Walesa. Ieri Gorbaciov aveva congelato l’entusiasmo per la ricorrenza affermando che il mondo è «sull'orlo di una
nuova guerra fredda» ed esprimendo «grande preoccupazione» per «lo spargimento di sangue in Europa e Medio Oriente» e per la «rottura del dialogo tra le grandi potenze». Sulle responsabilità, l'ex leader della Perestroika non ha dubbi. «Gli eventi dei mesi scorsi sono le conseguenze di una politica di corto respiro, che viene dal tentativo di ignorare gli interessi dei partner russi», ha accusato.

Le sue parole non hanno però guastato il clima di festa che si respira a Berlino. Momento cruciale delle celebrazioni nella capitale tedesca è la grande festa alla Porta di Brandeburgo. Alle 19 Daniel Barenboim dirigerà l'ultimo movimento della Nona sinfonia di Beerhoven, con celebre Inno alla Guioia, mentre saranno lasciati volare gli oltre 7000 ballons illuminati da venerdì scorso, sulle tracce del Muro.

Un messaggio forte è giunto anche da Papa Francesco, che prega perché «si diffonda sempre più una cultura dell'incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e non accada più - ha detto il Pontefice all'Angelus - che persone innocenti siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione».

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