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Rublo ma non solo. Ecco le «vittime» del super-dollaro

Bassa crescita e debito estero rendono alcune monete dei Paesi emergenti più vulnerabili di altre agli umori degli investitori

1. Vittime del super-dollaro / Rublo russo

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La settimana scorsa il rublo ha tremato come non accadeva da almeno 11 anni. Il crollo del 10% in due sedute ha fatto tornare in mente ai russi il panico del 1998, quando il Paese dichiarò default sul debito e svalutò la moneta. Guerra in Ucraina, sanzioni occidentali, brusca discesa dei prezzi del petrolio (-25% da giugno): è questo il cocktail letale che ha mandato l'economia russa in recessione e innescato la fuga dal rublo.

Con effetti immediati sull'inflazione, salita all'8,3% in ottobre, e quindi sul potere d'acquisto della popolazione. Il crollo della moneta rende sempre più costoso il rimborso dei 422 miliardi di dollari di debiti in valuta estera da parte delle aziende russe. Una vera e propria crisi valutaria non si può escludere, sulla scia di quanto già accaduto in Ucraina, ma non c'è il rischio di un default sovrano come accadde nel 1998.

Oggi la valuta russa è rimbalzata del 3% dopo che la Banca centrale ha annunciato di aver abbandonato la banda di oscillazione del rublo, autorizzando la valuta a fluttuare liberamente sul mercato. Una mossa apprezzata dal mercato, ma è presto per dire che la bufera è passata. Inoltre la banca ridurrà temporaneamente la liquidità in rubli alle banche per evitare speculazioni. Una decisione che dà l’idea della situazione di eccezionale tensione in cui ancora si trova il mercato dei cambi.

Il comunicato della Banca centrale russa

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TAG: Ucraina

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