I fondi avvoltoio affossano l’Argentina
Le richieste degli holdout schizzano
a 4,7 miliardi di dollari

Cristina Fernandez de Kirchner (Afp)

L'Argentina deve affrontare un default ben più grave di quanto si temesse: le ricadute della sentenza del giudice americano Thomas Griesa sono pesanti. La ristrutturazione del debito, accettata dal 93% dei sottoscrittori, rischia ora di esser vanificata a causa delle richieste dei fondi avvoltoio (chiedono il 100% del valore del titolo) e delle conseguenti reazioni dei possessori di tango bond che chiedono lo stesso trattamento.
I detentori di “tango bonds” che hanno chiesto alla giustizia americana che si applichi anche al loro caso la sentenza ottenuta dai hedge fund in base alla quale l'Argentina deve pagare 1,6 miliardi di dollari - sono ormai 25, portando così la richiesta di pagamento sui bonds del debito estero di Buenos Aires a 4,7 miliardi di dollari.

L'informazione è contenuta in una lettera inviata da Carmen Boccuzzi, uno degli avvocati che rappresenta il paese sudamericano, al giudice Griesa - che ha lasciato l'Argentina in default parziale, bloccando il pagamento di 539milioni di dollari nel giugno scorso - e diffusa dai quotidiani argentini.
«Dallo scorso giugno, gli investitori hanno presentato 25 richieste per cercare di trarre profitto dal blocco dei pagamenti », scrive Boccuzzi secondo il quale «non esiste un fondamento equo per cercare di obbligare la Repubblica (Argentina), le cui riserve ammontano a circa 28 miliardi di dollari, a fare l'impossibile per pagare nella sua totalità questo debito ».
Alcuni giorni fa, Griesa ha conferito a Daniel Pollack – lo “special master” designato per seguire le trattative con Buenos Aires - “un'ampia autorità” per definire eventuali accordi fra l'Argentina e i suoi creditori, compresi “i casi ulteriori presentati davanti a questo tribunale”, i cosiddetti “me too” (”anch'io”) che chiedono di essere pagati al 100% del valore dei “tango bonds”.

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