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Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2014 alle ore 17:33.
L'ultima modifica è del 10 novembre 2014 alle ore 21:10.

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L'avvocato Michele Santonastaso è stato condannato a un anno di reclusione, con pena sospesa, per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione. Assolti con la formula «per non aver commesso il fatto» gli ex boss dei Casalesi Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, quest'ultimo collaboratore giustizia. Ai due era contestata anche l'aggravante della finalità mafiosa. L'altro avvocato imputato, Carmine D'Aniello, per il quale il pm Cesare Sirigano aveva chiesto un anno e sei mesi di pena, è stato assolto. È questa la sentenza del processo per le presunte minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista, ora senatrice del Pd, Rosaria Capacchione, nel quale erano imputati i boss dei Casalesi Antonio Iovine e Francesco Bidognetti oltre agli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D'Aniello. La sentenza è stata letta nell'aula 116 del Tribunale di Napoli alla presenza di Capacchione e Saviano. I giudici della terza sezione penale del Tribunale di Napoli erano riuniti in camera di consiglio dalle ore 15 circa.

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Saviano: «Non sono invincibili»
«Non sono imbattibili, non sono invincibili e la sentenza lo dimostra», ha detto lo scrittore Roberto Saviano commentando la condanna per minacce aggravate dalla finalità mafiosa dell'avvocato Michele Santonastaso. «I casalesi si dimostrano per l'ennesima volta dei guappi di cartone perché si sono nascosti dietro un avvocato», ha detto Roberto Saviano. «È stato un processo complicatissimo che cambia la storia del diritto per sempre», ha detto lo scrittore. «Viene riconosciuta dopo tanti anni la minaccia. Sono un po' frastornato. Sono anni che aspettavamo questo risultato. Mi colpisce che in questo caso viene condannato un avvocato con l'aggravante mafiosa come responsabile delle minacce, come se fosse stato lo strumento usato dal clan per minacciare. Il pensiero va alla battaglia fatta in questi anni, alla possibilità di credere che le parole fanno paura. Il clan ha minacciato attraverso un avvocato i lettori e quindi tutti quelli che in questi anni si sono opposti ai clan». Poi il tweet dello scrittore: «Vittoria a metà. Riconosciute minacce camorriste fatte da Santonastaso. Assolti i boss, guappi di cartone, nascosti dietro il loro avvocato».

Provvisionale di 20mila euro alla giornalista
La terza sezione penale del tribunale di Napoli ha anche condannato Santonastaso a risarcire i danni allo scrittore, alla giornalista e deputato del Pd Rosaria Capacchione e all'Ordine dei giornalisti della Campania, costituitisi parte civile al processo. Stabilita anche una provvisionale di 20mila euro alla giornalista.

Il pm Sirignano: strano che il legale agisse senza l’ok del clan
«L'assoluzione di Bidognetti va valutata dopo aver letto le motivazioni. La mia è una soddisfazione parziale, ma è stato premiato il coraggio dello scrittore e della giornalista ed è stata riconosciuta la sussistenza della minaccia con l'aggravante della finalità mafiosa. Non mi pare poco. Noi volevamo dimostrare la metodologia mafiosa. Ritenere che il legale abbia agito senza il beneplacito dei casalesi sarebbe strano», ha commentato il pm Cesare Sirignano.

L’ex pm Ardituro: condanna mai vista prima
«Si è trattato comunque di una condanna mai vista prima. L'avvocato del boss minaccia i giornalisti nel processo al fine di favorire il clan. Un pezzetto di storia», ha commentato l'ex pm della Dda di Napoli, Antonello Ardituro, attualmente al Csm, che ha condotto l'inchiesta e ha seguito il dibattimento fino alla requisitoria.

Il pm aveva chiesto un anno e se mesi per gli imputati
Il pm della Dda Cesare Sirignano nella sua breve requisitoria aveva ribadito le richieste di un anno e sei mesi di reclusione per gli imputati, mentre i difensori di Santonastaso avevano chiesto l'assoluzione del loro assistito «perché il fatto non sussiste». Le presunte minacce nei confronti di Capacchione e Saviano, oltre che dei magistrati all'epoca dei fatti in servizio presso la Procura partenopea, Raffaele Cantore e Federico Casiero de Piccolo Rhao, sarebbero avvenute nel corso di un'udienza del processo Spartacus.

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