Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 novembre 2014 alle ore 13:47.

My24
Shinzo Abe e Vladimir Putin (Epa)Shinzo Abe e Vladimir Putin (Epa)

NEMURO (Hokkaido) - Tre chilometri e 700 metri. E' quanto dista il Giappone dalla Russia, dal capo Nosappu alla prima isoletta Habomai (nelle Kurili meridionali, o Territori Settentrionali come il chiamano i giapponesi). “Ancora non mi capacito che lì davanti, dove sono nato e ho vissuto l'infanzia, sia terra occupata, dove non posso andare liberamente”, dice Sakae Kashiwabara, 84 anni, uno dei profughi di una tragedia quasi dimenticata: lui stesso un autodichiarato residuo del XX secolo.

Se nel XIX secolo i profughi erano (anche) topos letterario e artistico, come ispiratori di poemi e grandi sentimenti patriottico-universali di fratellanza, se in questo XXI secolo sono visti spesso come un problema sociale e di immigrazione illegale, quelli della prima parte del XX secolo sembrano (de)relitti di una storia che si vorrebbe archiviare. Sono 6.500 – età media di 80 anni - quelli rimasti, degli oltre 17.700 giapponesi che abitavano le 4 isole (Etorofu, Kunashiri, Shikotan e Habomai) al largo dell'Hokkaido occupate dall'Armata Rossa alla fine dell'agosto 1945, dopo la dichiarazione di resa del Giappone ma prima della firma finale il 2 settembre sulla corazzata Missouri.

Se tra Tokyo e Mosca ancora oggi non è stato firmato un Trattato di pace, è perché il Giappone rivendica le 4 isole, di scarsa importanza strategica o economica ma affacciate su una delle tre aree piu' pescose del mondo. Mentre Germania e Italia hanno elaborato il lutto per la perdita di territori orientali e il problema dei profughi istriani o prussiano-orientali ha finito per stemperarsi anche per via del processo di integrazione europea, da queste parti gli ex abitanti non possono ancora visitare liberamente la terra natia e tantomeno risiedervi: devono usufruire del limitato programma di esenzione dal visto varato nel 1992 per un ristretto “turismo” tra le due parti (20mila permessi in 23 anni).

Un secondo programma consente periodiche visite alle tombe di famiglia (4.300 autorizzazioni in 50 anni). Hirotoshi Kawata, 80 anni, vicedirettore della Lega dei profughi di Habomai, ha fatto 3 visite, ma ancora non ha visto l'isola natia, una delle due (con Shikotan) che la Russia si era offerta di restituire. “La sovranità è chiaramente giapponese su tutte e 4 le isole, ma se è più semplice la restituzione delle prime due si potrebbe trovare una soluzione a più fasi”, sospira Kawata.

Proprio su una ipotesi 2 + X (due isole più altro, senza pretendere tutto e subito) la diplomazia giapponese era parsa muoversi di recente, ammorbidendo la tradizione intransigenza, per cercare di sbloccare l'impasse: il premier Shinzo Abe aveva sottolineato i suoi buoni rapporti e i numerosi incontri con Putin. “Per la prima volta dai tempi di Eltsin, quest'anno la svolta verso una soluzione non sembrava impossibile, dato anche l'interesse prospettico russo a portare su un livello più alto i rapporti economici e politici con Tokyo, al fine di evitare una eccessiva esposizione verso la Cina – afferma Giulio Pugliese, che insegna scienze politiche dell'Asia Orientale all'Università di Heidelberg – Ma la crisi ucraina ha inceppato tutto. E l'anno prossimo non sarà un buon momento, visto che Putin celebrerà con Xi Jinping la comune vittoria contro i fascismi nella guerra mondiale”.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi