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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2014 alle ore 22:17.
L'ultima modifica è del 12 novembre 2014 alle ore 08:27.

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Matteo Renzi. (LaPresse)Matteo Renzi. (LaPresse)

«Le regole del gioco si fanno insieme ma non significa che se non siamo d'accordo non si fanno. Io prima voglio farle e poi insieme». Così il premier Matteo Renzi a Porta a Porta sulla tenuta del patto del Nazareno sottolineando che il problema nel caso della legge elettorale «non credo sia Berlusconi ma i suoi, i Brunetta, i Fitto». Hanno fatto pace? «Speriamo. Litigare fa sempre male» ha chiosato ironico Renzi. Oggi intanto è fissato alle 18 l’incontro tra Renzi e Berlusconi (prima della direzione Pd convocata alle 21) per trovare un accordo sulla legge elettorale, dopo le modifiche apportate dal vertice di maggioranza di lunedì.

Renzi: domani ultimo incontro con Berlusconi
A Porta a Porta il premier ha confermato la volontà di accelerare e di chiudere al più presto la riforma dell’Italicum. «Penso che quello di domani sia l'ultimo incontro con Berlusconi», ha annunciato Renzi. «Io ho fatto un'accelerazione, perché avevo l'impressione che sulle riforme si buttava la palla in tribuna. Adesso la maggioranza ha preso l'impegno e deve correre. Si lavorerà anche sabato e domenica». Anche perché il cronoprogramma di Renzi è serrato: «l'impegno di maggioranza è approvare entro il 31 dicembre» la legge elettorale al Senato.

Il tweet: tempo rinvii è finito
Un concetto ribadito anche nel tweet del pomeriggio: «Il tempo dei rinvii, dei tavoli tecnici, dei gruppi di lavoro è finito. Ora è tempo di decidere #lavoltabuona». Destinatario del messaggio, Silvio Berlusconi, incapace di risposte all'ultimatum del premier sulle modifiche da apportare alla legge elettorale (premio di lista, introduzione parziale delle preferenze, soglia di sbarramento più bassa) da calendarizzare subito in commissioni affari costituzionali al Senato. Il post di Renzi è arrivato poco prima dell'ufficio di presidenza convocato alle 17 da Berlusconi a palazzo Grazioli nel corso del quale il Cavaliere ha ricompattato il partito ricevendo un mandato pieno a trattare con Renzi sulle riforme.

Per Colle ricerca maggioranza ampia
Quanto all’elezione del nuovo capo dello Stato dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano, date per probabili a fine anno, Renzi non ha parlato di nomi ma di metodo. E ha auspicato una «maggioranza più ampia possibile». Il ruolo del presidente della Repubblica spetta per Renzi «ad una persona che abbia un grandissimo senso delle istituzioni, sappia rappresentare l' Italia nel mondo e sia capace di smussare, mediare e rappresentare tutti», perché «non è il capo del governo, è il garante dell'Italia».

Nessun pressing su Napolitano per restare
Il premier ha escluso poi qualsiasi tipo di pressing su Giorgio Napolitano affinché non si dimetta entro fine anno. «Non ho chiesto di rinviare nessuna decisione per un atto di rispetto - ha scandito Renzi a “Porta a porta” -. Il presidente della Repubblica deciderà quando vuole di dimettersi o meno. Le sue valutazioni ce le dirà quando lo riterrà opportuno». Con una esortazione sulle riforme («Portiamole a casa, non siamo sull'orlo del baratro»). E una postilla-auspicio: «Vediamo cosa accadrà, magari Napolitano ci stupirà e andrà avanti molto più di quello che pensa».

Più risorse per il lavoro? Discutiamone
Renzi a “Porta a porta” ha parlato anche del jobs act e dello scontro con la minoranza del Pd. «Servono più risorse per gli ammortizzatori? Discutiamone», ha sottolineato il capo dell'esecutivo, mandanto nel contempo un monito ala minoranza Pd a non tirare troppo la corda. «Se si chiama minoranza c'è un motivo ed è perché ha perso. Non abbiamo fatto tutto questo lavoro per far scrivere la legge di stabilità a Fassina e quella del lavoro a Damiano», ha detto polemicamente il premier.

Oggi alle 18 faccia a faccia Renzi-Berlusconi
Oggi pomeriggio, alle 18, prima della direzione Pd convocata alle 21, è confermato il faccia a faccia tra Renzi e Berlusconi per trovare un accordo sulla legge elettorale. La trattativa per le modifiche delle modifiche sarebbe già avanzata: dato per acquisito il premio alla lista invece che alla coalizione, a cambiare dovrebbe essere il numero dei collegi, che saranno tra i 100 e i 120, e la soglia di sbarramento (al 4 invece che al 3%). Su quest'ultimo punto, in particolare, si discute ancora perchè quel 3% è la soglia che consente ad Alfano di dire che fa ancora parte della trattativa. Lo stesso leader di Ncd oggi, a dispetto del passato, ha avuto una posizione di apertura verso Berlusconi: «Non usi il patto del Nazareno come un'arma contundente e si potrà ricostruire - ha detto - una prospettiva di centrodestra».

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