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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2014 alle ore 06:39.

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«Il fatto non sussiste». Ossia, «non ci fu un mancato allarme per il terremoto all'Aquila» del 6 aprile 2009 che provocò 309 vittime. La commissione Grandi rischi, che il 31 marzo di quell'anno sottovalutò il pericolo sismico, esce innocente.
Così ha deciso la Corte d'Appello, ribaltando la sentenza del primo grado che aveva condannato i sette imputati a sei anni di carcere per omicidio colposo e lesioni colpose. Ieri, tra le urla «vergogna, vergogna» degli aquilani presenti in aula, Giulio Selvaggi, Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Claudio Eva e Michele Calvi sono usciti assolti con la formula più ampia. L'unica condanna riguarda Bernardino De Bernardinis, ex vice capo della Protezione civile. Il collegio giudicante di secondo grado lo ha ritenuto responsabile dell'omicidio colposo di 29 persone, stabilendo così una pena di due anni di reclusione, con sospensione condizionale e senza alcuna menzione nel casellario giudiziario. Piena la soddisfazione dei difensori: «La sentenza ci gratifica perché sono state accolte le nostre tesi», ha sostenuto l'avvocato Franco Coppi. «Tuttavia – ha aggiunto – siamo molto dispiaciuti per i familiari delle vittime e umanamente comprendiamo le loro reazioni». Dello stesso tenore le dichiarazioni dell'unico condannato, De Bernardinis: «Se fossi stato il padre di una delle vittime avrei fatto la stessa cosa. Una vittima è sempre una vittima. Non ho mai contestato nulla».
In Procura e in Procura generale, però, il boccone è amaro. «Immaginavo un forte ridimensionamento dei ruoli e delle pene – ha sostenuto il procuratore generale Romolo Como – ma non un'assoluzione così completa, scaricando tutto su De Bernardinis, cioè sulla Protezione civile». Stando alla ricostruzione accusatoria, infatti, nella riunione del 31 marzo 2009 la commissione Grandi rischi avrebbe «falsamente» rassicurato gli aquilani, sottovalutando il pericolo di un terremoto e diffondendo pubblicamente un messaggio di sicurezza. Il risultato fu che le avvisaglie, come le piccole scosse, non furono prese in considerazione dalla cittadinanza, che il 6 aprile successivo fu travolta dal sisma. Stando agli atti del procedimento, fu l'allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso a chiedere la convocazione della commissione, con «l'obiettivo di fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili sull'attività sismica», sottolineando in una nota stampa del 31 marzo, il giorno precedente alla riunione, che «non c'è nessun allarme in corso da parte del Dipartimento».
A passare, dunque, sarebbe stato il concetto secondo cui è difficile prevedere i terremoti. «Sono abituato da sempre a rispettare tutte le sentenze» ha concluso il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, il quale ha voluto puntualizzare che «comprendo il dolore dei familiari delle vittime e attendo di leggere le motivazioni che hanno portato i giudici a questo pronunciamento».
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