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Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2014 alle ore 06:39.

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TRA SOSPETTI E DEPISTAGGI

La strage
Il 16 marzo 1978 poco dopo le 9 un commando delle Brigate Rosse entra in azione a via Fani, a Roma. In pochi minuti, dopo avere bloccato con un tamponamento le auto del presidente Dc Aldo Moro, le Br uccidono i cinque uomini di scorta (due carabinieri e tre poliziotti) e portano via Moro su una Fiat 132 blu
La prigionia
Dopo 55 giorni di prigionia Moro fu ucciso. Il suo cadavere fu ritrovato a Roma il 9 maggio, nel bagagliaio di una Renault 4 parcheggiata in via Caetani, una traversa di via delle Botteghe Oscure, a poca distanza dalla sede nazionale del Pci e da Piazza del Gesù, sede nazionale della Democrazia Cristiana
La prima commissione
La prima fu insediata alla fine del 1978 e concluse i suoi lavori l'anno seguente (vi partecipò anche lo scrittore Leonardo Sciascia, all'epoca deputato radicale, la cui relazione di minoranza fu il primo documento ufficiale a mostrare le zone d'ombra su cui bisognava indagare). Negli anni a seguire, il dossier Moro passò alla commissione stragi, che non arrivò mai a sciogliere l'intrico di sospetti e depistaggi
Nuovo tentativo 36 anni dopo
Dopo sei processi, due inchieste aperte a Roma e a 33 anni dalla precedente, il Parlamento ha varato una nuova commissione d'inchiesta sul caso Moro che ha cominciato i suoi lavori a ottobre. A presiederla Giuseppe Fioroni (Pd)

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