Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 novembre 2014 alle ore 06:37.

My24

ROMA
Un riformista vero, un eclettico più per necessità che per scelta, che ha lasciato ai suoi studenti un insegnamento essenziale: quello dell'importanza del pensare con la propria testa. Così il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha delineato ieri il personaggio Federico Caffè, l'economista del quale anch'egli, come Mario Draghi, è stato allievo durante i suoi studi all'Università La Sapienza di Roma. Visco ha sottolineato che Caffè «fu sempre dalla parte dei più deboli, critico esplicito della idealizzazione del mercato e sostenitore di un ruolo attivo dello Stato per correggerne le inefficienze e rimediare alle diseconomie». Quanto al tema del lavoro, il professore del quale quest'anno ricorre il centenario dalla nascita «guardava al lavoro non solo come occupazione ma anche come realizzazione della persona, all'istruzione e alla formazione come componente fondamentale dell'uguaglianza delle opportunità. E guardava con preoccupazione a una finanza speculativa e disgiunta dall'economia reale». Al tempo stesso, ha rievocato ancora Visco, Caffè non fu mai «contro il progresso e la tecnologia, né a favore di un non rispetto dei vincoli di bilancio, né contro il riconoscimento del merito o a favore di un vago "egualitarismo": fu anzi molto critico verso alcune posizioni estreme». Visco ha poi ricordato lo stretto legame fra Caffè e la Banca d'Italia, della quale egli fu a lungo consulente: «Soffrì, negli anni della contestazione studentesca del 1968-69, per sciocche accuse, legate a questo suo rapporto di consulenza, di "connivenza con i difensori del capitale, del potere economico e finanziario, dei padroni", mortificato anche per la ristrettezza mentale ma comprensivo per l'età di chi le avanzava» ha detto ancora Visco. E ha aggiunto: «Vi è da osservare, peraltro, che ogni stagione ha le sue "sciocche interpretazioni" e anche oggi certo esse non non mancano». Visco ha concluso rievocando l'ammonimento di Caffè agli studenti: «Siate sempre vigili, non cedete mai agli idoli del momento, vale a dire alle frasi fatte, alle frasi convenzionali, rifletteteci con il vostro pensiero e la vostra capacità intellettuale». Un motivo in più, quello dell'esigenza di sviluppare l'autonomia intellettuale, che ha spinto ieri, nel corso del convegno, il governatore Visco a battere a lungo sull'esigenza di investire di più sulla scuola, per garantire un'adeguata formazione e per contrastare la disoccupazione tecnologica.
Anche il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dato ieri il suo contributo alla commemorazione dell'economista scomparso. Anche se i problemi economici odierni sono diversi da quelli di allora, ha scritto il capo dello Stato in un messaggio inviato al convegno, «il fondamento etico del suo pensiero, la passione civile che lo alimentava possono rappresentare valori guida per le prossime generazioni di economisti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL PERSONAGGIO

Keynesiano
Federico Caffè è stato uno dei principali divulgatori della dottrina keynesiana in Italia. Laureatosi a Roma nel 1936 in Scienze economiche e commerciali, dal 1939 fu assistente presso la facoltà di economia della stessa università. Dopo l'8 settembre 1943, fu renitente alla leva
La carriera
Nel 1945 divenne consulente del ministro della Ricostruzione Meuccio Ruini durante il governo Parri
Lavorò inizialmente presso la Banca d'Italia, per poi insegnare politica economica e finanziaria nell'Università di Messina. Insegnò poi economia politica a Bologna. Dal 1959 fu professore di politica economica e finanziaria presso l'Università di Roma
Collaborò con Messaggero e Manifesto
La scomparsa
Avvenuta il 15 aprile 1987 rimane tutt'ora un mistero irrisolto

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi